Guardando al bilancio 2022 di Conseil National du Cuir, si raggiungono due conclusioni. La prima è che la pelle francese è ancora alle prese con le conseguenze del Covid (alle quali si sono aggiunte quelle della guerra). La seconda è che, di tutta la filiera, solo la borsa ha messo alle spalle la palude della pandemia, segnando numeri in crescita nei volumi e nei valori.
Il 2022 della pelle francese
Nel 2022, scrive CNC, in Francia la produzione di pelli bovine segna il +15% su base annua, ma si attesta ancora al -7% rispetto al 2019. La produzione di vitelli, al contrario, è in crescita sia sul 2021 (+9%) che sul pre-Covid (+2%). Bipolare il risultato delle ovine, che fanno il +17,5% su base annua, ma sono ancora al -17% sul 2019. Il giro d’affari complessivo si attesta al +8% sui 384 milioni del 2021, ma è in ritardo del 9% sul pre-pandemia. E il prodotto finito? CNC risponde anche a questa domanda. La produzione calzaturiera fa il +5% su base annua, ma rincorre ancora il livello del 2019 (lontano 19 punti percentuali). Similmente il giro d’affari è al -7% dai 713 milioni di euro del 2019. In ogni caso, CNC sottolinea che l’aumento dei prezzi dettato dall’inflazione è favorevole al recupero in valore.
Solo la borsa
L’unico comparto a registrare risultati univocamente in area positiva, dicevamo, è quello della pelletteria e dei piccoli accessori. A dirla tutta, la borsa già nel 2021 con 4,2 miliardi di giro d’affari si era portata al +25% sul 2019. Il 2022 conferma volumi di produzione in crescita su base annua (+22%) e sul 2019 (+9%). I trend trovano conferma anche nei dati di export (aggiornati ai primi 8 mesi dell’anno), dove la media di filiera è del +21%. La materia prima conciaria, collegata strettamente alla domanda italiana, fa +8% su base annua, mentre le pelli finite il +19%. A proposito del prodotto, tutti in doppia cifra: calzature (+23%), pelletteria (+21%) e guanteria (+13%).
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