Il mercato, le infrastrutture: i problemi di India e Bangladesh

Il mercato, le infrastrutture: i problemi di India e Bangladesh

India e Bangladesh unite, loro malgrado, da una serie di difficoltà conciarie. Un mix pericoloso, cioè, di diminuzioni dell’export, mancanza di certificazioni e collocazione degli impianti e richiesta di ridimensionamento dei dazi.

Il mercato per il Tamil Nadu

A proposito di India e Bangladesh, partiamo dal primo Paese. Qui è da tenere sotto stretta osservazione il calo del 50% della domanda interna e delle esportazioni per le concerie dello stato del Tamil Nadu. Un calo correlato all’aumento del costo dei materiali, compresi i prodotti chimici, e all’inflazione nei mercati chiave. Quelle coinvolte dalla crisi sono concerie che forniscono pelle finita ai produttori di Nuova Delhi, Agra, Kanpur e Kolkata, ed esportano anche negli Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Italia, Emirati Arabi Uniti, Cina e Hong Kong. La flessione delle vendite ha causato in particolare la chiusura negli ultimi due anni di quasi la metà delle concerie nella regione di Ambur-Vaniyambadi. I dati del Directorate General of Commercial Intelligence and Statistics (DGCIS) e del Council for Leather Exports (CLE) rilevano che le esportazioni di pelle e prodotti in pelle dall’India a Hong Kong e Polonia sono diminuite rispettivamente del 15% e dell’1,02% dal 2021-22 al 2022- 23. Ma secondo il presidente della regione meridionale del CLE, Israr Ahamed, l’inversione di tendenza avverrà verso luglio, in concomitanza con la fine del terzo trimestre 2023.

 

 

Il ritardo di Savar

Intanto Bangladesh Tanners Association (BTA) ha suggerito al governo di trasferire la responsabilità dello sviluppo di Savar Tannery Industrial Estate. I conciatori chiedono che il controllo del nuovo poligono passi dalla Bangladesh Small and Cottage Industry Corporation alla Bangladesh Economic Zones Authority. La storia di Savar inizia nel 2015, quando si trasferirono le concerie del distretto di Hazaribagh in un’area che garantisse le infrastrutture di depurazione non solo a norma di legge, ma adeguate agli standard internazionali. Questo non è accaduto: poiché la società deputata non è riuscita a rendere funzionante l’impianto centrale di trattamento degli effluenti in 10 anni.

Cambio di governance

Il presidente di BTA, Shaheen Ahmed, ha affermato che i marchi globali hanno smesso di acquistare pelle e articoli in pelle bangladesi a causa della mancanza di conformità ambientale. Senza le certificazioni, il Bangladesh non è in grado di fare affari con marchi globali. E intanto dal 2017 ad oggi il risultato è stato di aver svenduto le pelli alla Cina, mentre il governo del Bangladesh prevedeva 12,5 miliardi di dollari di guadagni da esportazione dal settore della pelle entro il 2030. “Per ottenere la certificazione – ha affermato Shaheen – un buon numero di concerie dovrà installare autonomamente un impianto di trattamento degli effluenti. Il governo dovrà fornire sostegno politico e finanziario agli investitori”. (aa)

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