L’occasione per incontrarle è stata la loro presenza congiunta (il 27 e 28 aprile) a Milano, presso lo Spazio Lineapelle di via Gorani. Occasione data dalla presentazione (su invito, nel massimo rispetto della normativa anti-Covid) delle loro collezioni. Un momento interessante e stimolante di condivisione e, anche, di comprensione (per quanto possibile, dall’attuale, sempre critica) fase congiunturale. Ecco allora come BCN Concerie, Sciarada, Sicerp e Schmid ci raccontano il mercato e le sue attuali problematiche.
Sicerp, il mercato e la difficoltà di capirlo
“La situazione che stiamo vivendo faccio davvero fatica a capirla – ammette Stefano Parotti, Chief Operating Officer della conceria lombarda Sicerp -. Questo evento ci ha permesso di confrontarci, finalmente in presenza, con alcuni selezionati clienti”. Buoni feedback per una congiuntura che manifesta una complessità a tratti asfissiante: “Le griffe sono state, sicuramente, le prima a dimostrare la volontà di ripartire. Ci sono gruppi che ci sono riusciti in pieno e altri, insieme a vari brand indipendenti, che ancora, inevitabilmente, faticano”. Così, “a parte qualche mosca bianca, non riescono a fare programmi, il che non ci permette di capire quando tutto ripartirà. E quando occorrerà accelerare per effettuare le consegne nei tempi giusti”. Conseguenza: “Il grosso problema sono le tempistiche. Come Sicerp, possiamo dire di lavorare su livelli interessanti, ma con aspettative che non so quantificare proprio perché è impossibile capire e gestire i corretti tempi di produzione e consegna. Il che, rende complicato anche l’approvvigionamento”. Senza dimenticare, “che le materie prime stanno aumentando”.
Sciarada, situazione ibrida
“La situazione di mercato è ibrida – commenta Marco Gabbrielli, responsabile commerciale della conceria toscana Sciarada -. Esiste la sempre maggiore necessità di essere flessibili e veloci, puntando sulla disponibilità dei materiali e sul servizio”. Cosa che, “come Sciarada sviluppiamo da tempo. Per esempio, con il pronto consegna degli 80 colori del nostro scamosciato base. Tutto ciò sta diventando sempre più importante, perché Covid ci ha allontanato in termini fisici, ma avvicinato ai clienti proprio in questa necessità. Quella di offrirgli un servizio sempre più rapido ed efficiente. Resta poi, inevitabilmente, il problema che, oggi, hanno bisogno di pelli, ma non sanno quando e come. La lontananza non ci permette di avere i flussi informativi che avevamo prima di Covid. E questo complica le tempistiche sotto vari punti vista. E non dimentichiamo che i clienti stessi si ritrovano a fare i conti con mercati che hanno aperto, altri che sono chiusi: che ci sia nebbia, in questo momento, è logico. Speriamo si diradi nei prossimi sei mesi”.
BCN, si lavora sul sicuro
Massimo Soldaini, responsabile commerciale di BCN Concerie, spiega che “gli sviluppi di prodotto non si sono fermati. Anche a distanza il lavoro di ricerca con i clienti c’è stato, anche se, chiaramente, quando riesci a incontrarti di persona con i clienti e mostrare le pelli, tutto diventa più semplice. Sono mesi che lavoriamo con mail, WhatsApp e non è sempre il massimo per il nostro tipo di lavoro. Ma abbiamo dovuto fare di necessità virtù. Da parte di tutte le firme percepiamo la voglia di contatto, di ritrovare un pezzo concreto di lavoro”. Quanto incide tutto ciò sulla gestione dei tempi di produzione? “A livello di campionari e sviluppo non abbiamo riscontrato grossissime problematiche. Semmai oggi la griffe si muove in maniera diversa. Se prima avevano idee ben chiare e rischiavano anche nel fare pre-ordini, oggi lavorano quasi esclusivamente sul sicuro. Questo impone che la programmazione di una conceria sia completamente differente. Dobbiamo cercare di anticipare, correndo dei rischi e gestendo una produzione che diventa più spezzettata: arrivano ordini, poi riassortimenti che, quando vengono richiesti, hanno tempi strettissimi”.
Schmid, l’assenza del medio
Accanto a Sicerp, Sciarada e BCN, c’era anche Schmid, azienda milanese specializzata in tessuti e materiali per il settore calzaturiero (80%) e della pelletteria. Silvio La Cava, il suo Chief Operating Officer, ci spiega che “rispetto alla pelle, i nostri tessuti rappresentano una nicchia che goda del vantaggio della sneaker e di un trend di lavoro che, con i brand del lusso, non si è interrotto. Il vero problema è l’attuale assenza del segmento medio”. I prezzi delle commodities preoccupano anche il mercato di riferimento del vostro tipo di produzione? “Sì. Subiamo la stessa tensione della conceria su materie prime differenti. E in questa fase li assorbiamo, essendo già usciti con i nostri listini”.
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