C’è un’ipotesi da scongiurare. Bisogna evitare, cioè, che Washington imponga un dazio addizionale al 25% sui prodotti della moda italiana. LHCA, l’associazione della pelle statunitense, e UNIC – Concerie Italiane hanno unito le forze. Perché, d’altronde, una tariffa sugli scambi tra le due sponde dell’Atlantico finirebbe per danneggiare entrambi i partner.
Moda italiana
L’agenzia statunitense per il commercio internazionale (USTR – US Trade Representative) ha iniziato la consultazione pubblica per definire l’elenco di prodotti italiani sul cui import aggiungere i “retaliatory duties”. Cioè il novero di prodotti da colpire con un extra del 25% come forma di ritorsione per la web tax imposta da Roma sui giganti USA del web. Tra le categorie nel mirino di USTR ci sono i punti forti della moda made in Italy: calzatura, pelletteria, abbigliamento e occhialeria.
Aspettative e precedenti
“Abbiamo analizzato i danni potenziali – comunica UNIC (associazione aderente a Confindustria Moda) – derivanti dal suddetto provvedimento. Grazie al nostro supporto, LHCA ha formalmente presentato opposizione alla proposta di incremento nei dazi”. La pelle statunitense è ostile all’ipotesi, dicevamo, proprio perché strettamente legata e complementare a quella italiana: “Misure ritorsive su un partner come l’Italia, primo importatore di pelli semilavorate dagli USA, sarebbe estremamente dannoso per l’industria della pelle e per i consumatori americani”. Le due sigle vantano già un precedente di successo: nell’autunno del 2019 sono riuscite, insieme, a evitare che nella disputa intorno alla questione Boeing-Airbus ci finissero la pelletteria e gli accessori in pelle. Si attende, ora, il verdetto dell’USTR.
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