Trecento piccole concerie cinesi, che scaricavano a cielo aperto i reflui derivanti dalle fasi produttive e inquinavano l’ambiente, sono state chiuse negli ultimi mesi. Lo comunica Su Chaoying, amministratore delegato dell’associazione conciaria (Clia, Chinese Leather Industry Association). “Nella sola area di Guangzhou hanno chiuso in 120, ma la loro produzione è stata assorbita da concerie di dimensioni medie, per cui in termini di volumi non abbiamo visto una riduzione”.
Secondo il presidente di Clia, nel 2013 il conciario cinese si attende il mantenimento della crescita del 10% nella produzione, grazie soprattutto alla domanda domestica. Su Chaoying conferma comunque che il settore soffre per il calo di domanda internazionale, per gli ostacoli tariffari imposti da alcuni Paesi orientali, per il rafforzamento delle norme sulla protezione ambientale e a causa dei prezzi del grezzo. Nel rapporto, Clia sostiene che occorre vendere di più a manifatturieri cinesi e fare meno affidamento sull’export. (p.t.)