È giunto alle prime conclusioni Selambq, il progetto di studio sull’entrefino spagnolo condotto da concerie di Spagna, Italia e Francia. Con un approccio olistico che ha coinvolto l’intera filiera iberica, quindi anche gli allevatori (Interovic) e i macelli (Anafric), Selambq ha approfondito con metodo scientifico e data driven le questioni che riguardano la qualità delle pelli e del loro intrinseco valore. Dalla densità delle stalle all’isolamento del terreno, passando dall’alimentazione, la ricerca coordinata da José Maria Gonzalez-Sainz, associated professor presso l’università di Saragozza, non ha tralasciato nessun elemento, identificando criticità e soluzioni. Il progetto è frutto della collaborazione tra Cotance, Acexpiel (Spagna), UNIC – Concerie Italiane e FFTM (Francia). I risultati dei lavoro sono raccolti in un video.
Il progetto sull’entrefino spagnolo
Il progetto Selambq è partito alla fine del 2017. Di mezzo, come è noto, c’è stato il Coronavirus, che ha costretto i promotori ad abbandonare parte degli obiettivi di ricerca che si erano dati. Ma anche nell’emergenza sanitaria il progetto è rimasto attivo, perché “le pelli di agnello entrefino di alta qualità – rivendicano gli organizzatori – sono state tra le poche a registrare una domanda sostenuta durante la crisi indotta dalla pandemia”. Hanno partecipato a Selambq le concerie Riba-Guixa, Inpelsa, Colomer e Bosch Girona dalla Spagna. Russo di Casandrino dall’Italia e, infine, Mégisserie Richard, Bodin-Joyeux e Alric dalla Francia.
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