Dalla rabbia alla preoccupazione. Dopo aver manifestato tutto il loro disappunto per lo stop imposto da 6 mesi alle loro attività, i conciatori dell’Uttar Pradesh temono che le loro imprese non riprenderanno più a lavorare. Taj Alam, presidente dell’Associazione per l’Industria della Pelle della regione indiana, ha spiegato a KNN India che “da quando le concerie sono chiuse, un gran numero di persone ha perso il lavoro e, ormai, i proprietari delle aziende non sanno cosa fare con i macchinari, i bottali e gli edifici stessi“. La settimana scorsa centinaia di persone, tra cui conciatori e lavoratori, sono scesi per le strade protestando per lo stop imposto dal governo che perdura ormai da mesi ma nulla pare essere cambiato. “Negli ultimi tre mesi abbiamo inviato diversi rappresentanti per parlare con il governo, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta concreta – continua Alam dai microfoni di KNN India -. Il nuovo governo è lo stesso del precedente, cambierà solamente il ministro di riferimento. Se ci fosse stato un altro partito al governo avremmo potuto esporre tutti i nostri problemi, ma con questo non servirà a niente e il risultato non cambierà“. Dietro al blocco delle operazioni nel distretto conciario, imposto a novembre in vista del Kumbh Mela ed effettivo ancora oggi nonostante la festività sia terminata, secondo gli operatori del settore non vi sarebbe un obiettivo ambientale, ma politico. In Uttar Pradesh e a Nuova Delhi governa il BJP, partito radicale induista, e secondo le accuse degli imprenditori questo vorrebbe danneggiare la filiera della carne e della pelle con lo scopo di mettere in ginocchio i Dalit, la casta più umile, e i musulmani che sono i primi a lavorarci.
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