Il 4 marzo si è tenuto l’ultimo bagno rituale nel Gange e con questo il Kumbh Mela, la festività indù che si tiene con cadenza triennale, volge al termine. Ma per le concerie dell’Uttar Pradesh, costrette dalle autorità locali a tre mesi di chiusura forzata, ora si tratta di ripartire da zero. Già, perché secondo il Council for Leather Exports i 90 giorni di sospensione del lavoro hanno causato la perdita di 1 miliardo di fatturato estero. “I clienti internazionali non aspettano – dicono da CLE al Times of India – e in questi mesi si sono rivolti alla concia del Bangladesh per le pelli morbide e a quella del Pakistan per i bufali”. Come ci hanno spiegato gli operatori della pelle dell’Uttar Pradesh, è difficile sopravvivere a tre mesi di chiusura. I bottali fermi hanno causato problemi occupazionali per oltre 500.000 persone, mentre l’intero indotto è rimasto in ginocchio e l’economia locale priva di determinanti fonti di reddito. Dai piani alti di Small Tanneries Association lamentano come la produzione sia ferma, mentre il governo ha praticamente distrutto un’industria “solida e conosciuta nel mondo”. Ora è inutile aspettare che le autorità dell’Uttar Pradesh diano di nuovo le autorizzazioni a lavorare le pelli, “perché quando non ci sono più ordini, non c’è più lavoro”, spiega un imprenditore iracheno da 25 anni a Kanpur. Uno dei tanti che hanno fatto richiesta per un lotto nel Bengala Occidentale. Per gli operatori delusi da Kanpur, il futuro sembra ormai possibile solo a Bantala, dove ha sede il Calcutta Leather Complex: qui sono disponibili “appezzamenti di terreno che in Uttar Pradesh non è possibile trovare neanche nelle zone periferiche”, sostengono i media indiani.
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