Export in calo, timori sul futuro e rischi sanitari. La filiera indiana della pelle sta attraversando un periodo difficile su cui incidono due grandi fattori: da un lato la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, dall’altro la chiusura imposta alle concerie di Kanpur, recentemente ribadita. A ciò si aggiunge un problema pratico che rischia di avere delle ripercussioni dal punto di vista sanitario. Il mercato stagnante e le concerie chiuse, il prezzo del pellame grezzo è in calo. Questo non comporta vantaggi significativi per le aziende incaricate di recuperare le carcasse degli animali morti nelle stalle o lungo le strade che oggi, almeno in parte, rimangono abbandonate al suolo.
Esportazioni in rosso
Stando a quanto riporta timesofindia.com, tra aprile e agosto 2019 l’export di articoli in pelle e cuoio è sceso a quota 2,3 miliardi di dollari, segnando così un calo del 5,09% rispetto ai 2,4 miliardi registrati nello stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, le vendite all’estero di prodotti in cuoio sono scese dell’8%, mentre quelle di pelle finita dell’8,97%. Le calzature, poi, cedono il 21,36%. “La Cina è il nostro principale acquirente di pelle finita, che a sua volta viene lì trasformata in prodotti poi venduti negli Stati Uniti – spiega al quotidiano indiano il presidente del Council for Leather Exports, Aqeel Ahmed -. A causa della guerra commerciale il calo è stato netto”.
Danni collaterali
Le nuove disposizioni che vietano l’attività delle concerie di Kanpur, oltre a creare un danno economico diretto alle imprese, che pure non rispetterebbero i più basilari standard di tutela ambientale, ne determinano anche di correlati. Tra questi vi è l’impossibilità per gli imprenditori di assicurare il rispetto delle consegne ai loro clienti. “A Lineapelle gli industriali di Kanpur non sono riusciti a ottenere un solo ordine, dato che gli acquirenti preferivano rivolgersi ad aziende del Vietnam o del Bangladesh” spiega Taj Alam, presidente della UP Leather Association ed ex presidente del Council for Leather Exports, dalle pagine web di hindustantimes.com. “A causa delle frequenti chiusure i proprietari delle concerie hanno perso preziosi ordini da parte degli acquirenti stranieri poiché la maggior parte non ha partecipato alle fiere di Hong Kong, Delhi e in Italia – continua Alam -. E ora non hanno interesse a partecipare alla fiera che si terrà a Chennai”.
Carcasse putrescenti
Altro problema di non poco conto è quello rappresentato dall’accumularsi di animali morti nelle stalle e lungo le strade di Nuova Delhi. Come riporta ancora hindustantimes.com, l’azienda incaricata del recupero delle carcasse di bovini, asini e cavalli deceduti per cause naturali o in seguito a incidenti non eseguirebbe il proprio lavoro in quanto il calo drastico del pellame grezzo non determina più un vantaggio economico significativo per l’attività. Fino a poco tempo fa, infatti, le carcasse degli animali erano raccolte dalla ditta attraverso dei subappaltatori, portate nel macello gestito da essa stessa e a quel punto il pellame veniva acquistato dalle concerie. Ma ora che il mercato risulta stagnante e la maggior parte delle concerie di Kanpur sono chiuse nessuno le compra più. Per capire la portata del problema è sufficiente pensare che, come riporta il quotidiano locale, “ogni giorno muoiono circa 150-200 animali“. Il nuovo stop imposto alle concerie di Kanpur dovrebbe perdurare fino al 30 ottobre, ma il timore di molti imprenditori è che il giorno successivo possa arrivare un nuovo divieto a riprendere l’attività per preparare il Gange al nuovo Kumbh Mela che si svolgerà a gennaio. (art)
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