Alta tensione tra la concia pachistana e il sistema bancario del Paese. Lo denuncia Agha Saiddain, ex presidente di Pakistan Tanners Association. Gli istituti di credito non dispongono di dollari, non ritirano la documentazione e quindi la merce resta bloccata nel porto di Karachi, in attesa di un via libera della SBP, la Banca Nazionale Pachistana.
Se si blocca l’import
La concia pachistana dipende dalle sostanze chimiche d’importazione: il rischio del blocco ha ricadute su tutta la filiera della pelle. Nello specifico – come dichiarato da Saiddin a Brecorder.com – serve importare solfuro di sodio per la lavorazione delle pelli. Ma manca il via libera dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero della Difesa. “Possiamo dire che l’attuale governo non è interessato alle esportazioni – ha aggiunto Agha Saiddain – e il Paese viene gradualmente spinto verso un disastro irreparabile. Le fabbriche, una volta chiuse, non potranno più riprendere le loro operazioni”.
Intanto, a Sialkot
Se da un lato in Pakistan si rischia il blocco industriale, nel Punjab si profila l’idea di spostare le industrie della pelle nell’area delle concerie di Sialkot: è la proposta del vice-commissario del distretto Abdullah Khurram Niazi. Una scelta che consentirebbe di incrociare meglio la domanda internazionale. Il tema della ricollocazione industriale delle aziende dell’area pelle è stato al centro dell’incontro con l’associazione dei conciatori pachistani, che conta oggi 238 concerie associate, guidata da Sheikh Naveed Iqbal. (aa)
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