Gli organizzatori della Fashion Week di Helsinki riescono, in un colpo solo, a dimostrarsi antidemocratici, sleali verso il pubblico e anche poco accorti sugli effettivi equilibri nella filiera della moda. È l’accusa che Cotance, la federazione europea delle associazioni nazionali della concia, muove a Evelyn Mora, la fondatrice dell’evento, e ai vertici della Settimana della Moda finlandese, rea di aver annunciato il divieto di transito in passerella, a partire dall’edizione 2019, ai prodotti in pelle. Certo, come nota con un certo sarcasmo l’edizione francese di Fashion Network, non stiamo parlando di una kermesse chissà quanto centrale per il sistema moda internazionale. Ma buon senso e correttezza rimangono importanti a qualsiasi proporzione di grandezza e allora Cotance, con una lettera datata 27 agosto, risponde per le rime agli irresponsabili finnici. Innanzitutto li rimprovera di imporre “una propria scelta di vita” al pubblico senza “averlo prima consultato”, cosa tipica di un certo associazionismo, ma non di un fashion show che dovrebbe promuovere valori come “libertà, bellezza e multiculturalismo”. Ancor di più, Evelyn Mora & company si macchiano della colpa concettuale di attribuire alla concia responsabilità che non sono sue: la solita solfa sciorinata da chi (come PETA, non a caso tra i primi a festeggiare la mossa) va dicendo che i bovini sono allevati per la loro pelle e tutti gli allevamenti sono luoghi di tortura e crudeltà. Fake news contro le quali la filiera si è più volte spesa. Ma i fashionisti di Helsinki, conclude Cotance, dimostrano anche di non avere chiare le idee sull’impatto ambientale della concia e su quello dei materiali alternativi. Insomma, un pasticcio. Tempo per tornare sui propri passi ce n’è. Chissà se in Finlandia ne approfitteranno.
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