Il risultato è, come scrive UNIC – Concerie Italiane, “importantissimo”. Lo è per il settore conciario italiano. Lo è, allargando l’orizzonte, per tutta la filiera della pelle. La notizia richiede davvero poche parole per essere commentata. In estrema sintesi: finalmente la legge c’è! In altre parole, durante la seduta del Consiglio dei Ministri di ieri, giovedì 28 maggio 2020, è arrivata l’approvazione del Decreto Legislativo che sancisce le nuove disposizioni in materia di utilizzo dei termini cuoio, pelle e pelliccia.
La legge c’è!
L’approvazione, come spiega UNIC, “in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, sancisce la conclusione di un lungo e costante lavoro di sensibilizzazione svolto dalla nostra associazione, che ne ha promosso sin dall’origine l’iter legislativo”. La legge c’è, dunque, e, spiega UNIC, “sostituirà finalmente la ormai vetusta legge del 1966”. Tra le misure che prevede, “oltre a una definizione dei termini pelle e cuoio più corretta e in linea con la normativa comunitaria e tecnica, sancirà l’espresso divieto dell’uso delle parole pelle e cuoio, anche come prefissi o suffissi, per identificare materiali non derivati da spoglie di animali, come oggi avviene con i non ortodossi termini ecopelle, vegan leather e simili utilizzati per materiali sintetici”. Per i conciatori italiani si tratta del “coronamento della lunga battaglia sull’uso corretto della terminologia conciaria”.
Requisiti essenziali
“Il decreto – si legge in una nota del Consiglio dei Ministri – contiene disposizioni che riguardano esclusivamente i requisiti essenziali di composizione che i prodotti e i manufatti con essi fabbricati devono soddisfare per poter essere immessi sul mercato. L’obiettivo è quello di avere una chiara e univoca indicazione dei materiali utilizzati e di eliminare potenziali ostacoli al buon funzionamento del mercato”.
Accertamenti e violazioni
Il Decreto Pelle, approvato su proposta del Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, fa un passo oltre. Infatti, “stabilisce che “l’attività di accertamento delle eventuali violazioni sarà svolta dalle Camere di Commercio, dall’Agenzia delle Dogane, dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia Giudiziaria, mentre il Ministero dello Sviluppo Economico curerà l’attività di monitoraggio e coordinamento delle disposizioni. Tra le condotte che saranno punite sono ricomprese la mancanza di etichetta o contrassegno e l’utilizzo di etichetta o contrassegno non conforme ai requisiti richiesti”.
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