È una strana congiuntura, quella della pelle indiana. Da un lato vede il Governo aprire, tardivamente per certi versi, il settore al commercio internazionale. Dall’altro le aziende della filiera si ritrovano a tifare nella Guerra Commerciale: la speranza è che dazi, chiudendo le rotte commerciali sull’asse USA-UE e USA-Cina, possa aprirne di nuove proprio per l’India.
Le tardive liberalizzazioni per la pelle indiana
E così per la Legge di Bilancio 2025/2026 a Nuova Delhi propongono di ridurre (o eliminare) le barriere doganali che fin qui hanno sfavorito l’export di pelli semilavorate. L’idea è di esonerare le “piccole concerie” dal dazio a 20% sulle esportazioni di pelli in crust e di rimuovere completamente le tariffe doganali sulle importazioni di wet blue. Già in estate 2024 il governo per dare slancio al settore ha liberalizzato l’import di materia prima conciaria e pelle finita. Certo, è segno dei tempi che Nuova Delhi smantelli le barriere doganali in entrata e in uscita proprio in questa congiuntura, dove la domanda di pelli è debole.
Intanto, in fiera
Si è chiusa il 3 febbraio a Chennai, intanto l’edizione 2025 dell’India International Leather Fair. Salone dove erano presenti, oltretutto, 48 aziende made in Italy (alcune solo con rappresentanze commerciali), di cui 18 nel padiglione Italia (molte associate ad Assomac). Stando a quanto riporta Leatherbiz, Council for Leather Exports (l’agenzia indiana per il commercio estero) guarda con favore alla guerra commerciale che il neopresidente Donald Trump: magari le porte che Washington chiude agli altri si possono aprire al prodotto indiano.
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