Vietare il commercio di pelliccia a New York. La proposta di Corey Johnson, Council Speaker della Grande Mela, è semplice nella sua perentorietà: nelle sue intenzioni sul modello di San Francisco e Los Angeles, dal 2021 la città diverrebbe fur-free. Con la differenza che, contrariamente a San Francisco e Los Angeles, New York è una metropoli settentrionale la cui storia e identità è strettamente legata al commercio e alla produzione di pelliccia.
Perché la pelle no
Johnson ha presentato la proposta a inizio marzo: “Ha a che fare con il modo in cui trattiamo gli animali – ha spiegato a Spectrum News 1 –. Non c’è bisogno di ucciderli per indossarli”. Proprio per questo, ha poi argomentato con Crain’s New York, non include la pelle nella sua mozione proibizionistica: “È un co-prodotto della carne – sono le sue parole –. Visoni, coyote e cincillà, invece, sono uccisi per la loro pelliccia”. Anche se poi la mozione entra in una dimensione di problematica e preoccupante confusione inserendo nel lotto degli articoli da bannare anche shearling e pelli col pelo.
Le polemiche
La trovata del Council Speaker non poteva certo passare inosservata. Le associazioni statunitensi e internazionali della pelliccia sono sul piede di guerra: in ballo ci sono oltre mille posti di lavoro e centinaia di aziende, che rimarrebbero orfane di una filiera che si sposta altrove. Secondo la stampa statunitense, al momento la proposta di Johnson gode del sostegno di soli 10 consiglieri su 51. L’auspicio, allora, è che la faccenda si concluda in un nulla di fatto.
Nella foto, lo scatto da Twitter di una protesta al comune di New York