Dicembre 2019: il 100% del gruppo A&A Pelli Pregiate (che include le concerie Zuma e Casadacqua, specializzate in pelli esotiche, e un allevamento di coccodrilli in Louisiana) passa al fondo Xenon. Potrebbe, dunque, sembrare “normale” fare il punto della situazione a poco più di un anno da quella operazione. Da allora a oggi, però, è esplosa una pandemia e il particolare comparto delle pelli di rettile ha dovuto fronteggiare le solite tensioni dovute a brand che, più per marketing che per altro, hanno rinunciato a usarle. Delle conseguenze di queste complicazioni ne abbiamo parlato, dunque, con Andrea Dolfi CEO di Zuma Pelli Pregiate. In altre parole, la società in cui sono confluite tutte le attività del gruppo tranne l’allevamento della Louisiana.
2020 e 2021
Come si evoluto il comparto della pelle esotica/di coccodrillo durante il 2020, alla luce della criticità innescata da Covid?
Lo specifico mercato delle pelli esotiche non ha avuto un andamento diverso da quello che ha caratterizzato tutto il settore conciario. In altre parole, come le altre tipologie di pellame, ha vissuto un lungo periodo di sofferenza fino agli ultimi mesi del 2020, quando, invece, sono stati percepiti i primi concreti segnali di ripresa.
Quali sono le prospettive per il 2021?
Difficile dirlo, vista l’incertezza generale. Però, effettivamente, stiamo sperimentando una fase importante, confermata da un grande interessamento per campionature in pelle esotica e con una conseguente crescita degli ordini di produzione.
La resistenza dell’esotico
In che modo la pelle esotica/di coccodrillo sta affrontando le difficoltà legate alle scelte di marketing di alcuni brand di non venderla più?
Insistendo, anche con le organizzazioni specifiche, sulla promozione delle caratteristiche del settore. Le quali, paradossalmente rispetto alle motivazioni di alcune scelte, si fondano proprio sulla tracciabilità e sulla sostenibilità dell’intera filiera di approvvigionamento, oggi sempre più evoluta, controllata e certificata. Proprio nella valorizzazione di queste caratteristiche, anche Zuma fa la sua parte supportandola con ricerca, innovazione e investimenti tecnologici.
Il progetto Zuma
A poco più di un anno dal passaggio di Zuma e Casadacqua a Xenon, che bilancio si può trarre di questa operazione?
Molto positivo, pur pensando al periodo particolare su cui si è innestata l’operazione. Un ritorno estremamente interessante è rappresentato dalle opportunità sviluppate all’interno del gruppo, attraverso la collaborazione, l’introduzione di nuovi processi e la realizzazione di sinergie con aziende appartenenti a settori produttivi completamente diversi. Questo insolito e diretto confronto costruttivo è stato per Zuma un’occasione di arricchimento in termini di competenze e, appunto, opportunità.
In che modo si sta sviluppando in termini gestionali, manageriali e organizzativi la vostra attività conciaria?
Proprio grazie all’interessante spinta di questo confronto positivo, siamo costantemente impegnati nel far evolvere la nostra realtà sotto i diversi aspetti strutturali e produttivi. Questo per poter soddisfare i requisiti sempre più sfidanti del nostro mercato di riferimento. Ma, anche, in modo da pianificare il nostro futuro. Sia dal punto di vista della tracciabilità e della sostenibilità della filiera di approvvigionamento/produzione, sia sotto il profilo dell’upgrading manageriale. A questo proposito, è recente l’ingresso nel nostro gruppo di Michaël Perez, “addetto ai lavori” di grande competenza, che negli ultimi 15 anni ha lavorato nelle aziende dell’esotico del gruppo Kering.
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