La parola chiave è un aggettivo: incalcolabile. Perché “incalcolabili” sono le conseguenze di tutto quello che sta accadendo a livello geopolitico. E “incalcolabili” (anche e soprattutto) sono i valori da mettere a listino a fronte di una costante, isterica e pressoché quotidiana dinamica di incontrollato (e, in buona misura, speculativo) aumento di qualsiasi prezzo. Una situazione nella quale l’industria conciaria italiana si ritrova in una condizione di assoluto disagio e impotenza.
Prezzi fuori controllo e incalcolabili
A monte, energia, materie prime, lavorazioni in outsourcing e quant’altro ogni giorno aggiornano drammaticamente i loro “record”. A valle, per i conciatori italiani, risulta complicato gestire le trattative con i clienti. “Quotidianamente – spiega Fabrizio Nuti, presidente di UNIC – Concerie Italiane – ci ritroviamo con listini, per esempio di energia e prodotti chimici, che mostrano aumenti fuori da ogni logica. E questo, oltre a generare un allarme enorme e senza sosta, rende incalcolabili i listini delle nostre pelli”. Listini che, a fronte di una volatilità al rialzo senza precedenti, “rischiano di dover essere aggiornati di continuo, rendendo difficilissime le trattative di vendita”.
L’allarme di UNIC
La concia italiana, dunque, si ritrova “nell’oggettiva, e indipendente dalla sua volontà, difficoltà di non poter quantificare” la risposta a tutti gli aumenti che subisce. Aumenti che, come nel caso di alcuni ausiliari chimici, subiscono anche una problematica di approvvigionamento. In altre parole: le quantità disponibili sono scarse. “Stavamo uscendo da due anni di pandemia – conclude Nuti – ed è arrivato questo conflitto a innescare un meccanismo di mercato pericoloso. Non abbiamo, infatti, possibilità di prevedere alcun trend sui prezzi che paghiamo ai fornitori di qualsiasi servizio. E, di conseguenza, ci ritroviamo a gestire i nostri listini con valutazioni che già domani potrebbero non essere più valide e attuali”. Con tutti i danni che ne derivano. Danni incalcolabili.
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