Una lettera indirizzata al Governo per ribadire il senso di responsabilità del settore. Ma anche per sottolineare la necessità che venga compreso quanto e come le concerie italiane siano funzionali e strategiche nel contesto industriale nazionale. Gianni Russo, presidente UNIC – Concerie Italiane, scrive al Governo (clicca qui per visualizzare la lettera) per dimostrare la funzionalità strategica e le specificità dell’industria conciaria. Caratteristiche che “richiedono, da parte istituzionale, un’attenta valutazione in funzione di una progressiva, tempestiva e responsabile ripartenza”.
La premessa
“La pelle italiana detiene da tempo il primato mondiale di settore per qualità, sviluppo stilistico, innovazione tecnologica ed impegno verso una sempre maggiore sostenibilità ambientale e sociale – scrive il presidente UNIC -. E “si pone al centro di filiere strategiche per il successo internazionale del Made in Italy, come la moda, l’arredo e l’automotive. Solo la prima conta oltre 65 mila imprese e 580 mila addetti nel nostro Paese”.
La circolarità
La conceria italiana è “un’industria attenta a salvaguardare la salute e la sicurezza dei propri addetti– si legge nella lettera UNIC -. Investe nelle loro competenze, tutela e valorizza i territori distrettuali”. Ed è, soprattutto e da sempre, un esempio virtuoso di “vera economia circolare, perché ricicla uno scarto dell’industria della carne”. La pelle grezza è, infatti, “un sottoprodotto di origine animale (SOA), il cui trattamento è sottoposto a rigide e specifiche regolamentazione nazionali ed internazionali (Regolamento CE N. 1069/2009) per motivi di carattere sanitario”. Un sottoprodotto “altrimenti destinato a rifiuto, con conseguente costo economico ed ambientale, e, dopo la lavorazione, reintrodotto nel circuito manifatturiero come materiale naturale, performante, duraturo”.
La materia prima
“Le nostre concerie – spiega UNIC – hanno sospeso l’attività lavorativa lo scorso 25 marzo. In un momento di fondamentale importanza per l’attività produttiva stagionale, si è trattato di una forte assunzione di responsabilità, sia nei confronti dei propri dipendenti che verso le comunità in cui sono inserite”. Però, l’interruzione delle attività conciarie “ha portato anche al blocco del commercio di pelli grezze. Con evidenti problemi di gestione delle stesse da parte dei nostri fornitori, i macelli, la cui capacità di stoccaggio è limitata, sia in termini di spazio che di tempo. Le pelli grezze sono, infatti, materiale organico deperibile che necessita di stabilizzazione per evitare rischi di carattere ambientale e sanitario. Nei giorni scorsi, ci è stato segnalato che i magazzini di molti macelli sono vicini alla saturazione e che, attualmente, non c’è un’alternativa alla vendita delle pelli alle concerie. Poiché, “nessuna discarica o impianto di incenerimento le accetterebbe come nuovo rifiuto”.
L’eventualità della riapertura
UNIC – Concerie Italiane, dunque, “auspica che un’eventuale decisione di graduale ripresa delle attività economiche non esplicitamente incluse nella lista delle essenziali possa coinvolgere in primo luogo industrie funzionali come la nostra”. Perché, “la situazione potrebbe essere ancora gestibile” nel caso la riapertura avvenisse quanto prima, “ma rischia di diventare estremamente problematica in caso di slittamento e persistente chiusura dell’attività conciaria”.
La manifattura
“Sempre in un’ottica di graduale ripresa delle attività – conclude UNIC -, essendo le nostre aziende poste a metà di una catena di fornitura che vede i nostri fornitori già operativi e i nostri clienti manifatturieri ancora chiusi e senza materie prime, appare essenziale per noi rientrare tra i settori di prossima riapertura al fine di permetterci di preparare i materiali con cui rifornire le industrie clienti quando riapriranno le attività”.
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