Focalizzare l’attività su quanto, oggi, è fondamentale e strettamente necessario al settore. L’input dal quale prende l’avvio la presidenza UNIC – Concerie Italiane di Fabrizio Nuti, titolare del gruppo conciario Nuti Ivo (Nuti Ivo, Lloyd, Everest, Papete, Deluxe) è, in estrema sintesi, questo: individuare le priorità della pelle italiana e agire di conseguenza per soddisfarle. Come ci spiega in questa intervista.
Cosa significa assumere la presidenza UNIC in un periodo storico come questo?
Il momento è difficilissimo. L’incertezza è al massimo e tutto è ulteriormente reso complicato dalla difficoltà di pensare a strategie per il futuro. Sotto il profilo congiunturale, per esempio, nelle ultime settimane qualche movimento c’è stato. Ma chi lavora in particolare con i clienti della moda sa quanto, per loro, il risultato delle vendite natalizie sia fondamentale. Un risultato che, oggi, non si può ipotizzare.
Come agire, quindi, dal punto vista settoriale?
In un momento come questo bisogna concentrarsi su quello che sappiamo essere strettamente necessario per il settore, individuando le priorità della pelle italiana per rafforzare e valorizzare l’industria conciaria italiana. E così fare in modo che le siano riconosciute quelle caratteristiche che l’hanno resa leader mondiale. Priorità che, dal mio punto di vista, sono tre.
Le priorità della pelle italiana
La prima?
Rimane la sostenibilità, perché in questo periodo critico che stiamo vivendo, la sua domanda è diventata più forte e pressante. Ora, noi siamo stati tra i primi, fin dagli anni ’70, ad aver preso questa strada e, oggi, la nostra sostenibilità è di altissimo livello. Ora dobbiamo impegnarci per migliorare radicalmente non solo “cosa” produciamo, ma “come” produciamo. Servono competenze che non si improvvisano, ma questo è un obiettivo da perseguire con profonda determinazione.
Quanto conta, in tutto ciò, la rinnovata attenzione per la circolarità?
Per noi è una realtà consolidata, ma “statica”. Ci servono politiche lungimiranti di investimento nell’innovazione e formazione, di educazione dei consumatori a scelte più intelligenti e interventi legislativi per promuoverla.
Passiamo alla seconda priorità…
Noi siamo abituati a fare sostanza e a comunicarlo poco. Siamo precursori della sostenibilità, ma in pochi lo sanno. La sfida, dunque, sta nel comunicare questa nostra sostanza. Dobbiamo essere più incisivi sotto il profilo della comunicazione, con messaggi semplici, d’impatto e un tono più aggressivo.
La terza?
Lineapelle, non c’è bisogno di dirlo. Un unicum internazionale, un miracolo di sinergia tra i vari settori presenti. È stata e resta uno stimolo insostituibile per le nostre aziende, che mirano al miglioramento continuo. Riportarla al suo pieno splendore dopo questa pandemia sarà un’altra mia priorità, seppure con l’inserimento di strumenti che la migliorino sia in termini organizzativi che commerciali.
È d’accordo con chi sostiene che nulla tornerà come prima?
La pandemia ha accelerato cambiamenti e tendenze che erano già in corso. Ha portato, per esempio, ad accorpamenti e acquisizioni che, credo, si verificheranno anche nel prossimo futuro. Ma era un meccanismo già in atto che la crisi in corso ha accentuato. Così come le maggiori richieste di sostenibilità, tracciabilità, flessibilità. I momenti di grande cambiamento offrono sempre delle opportunità. La difficoltà sta nel riconoscerle e, successivamente, coglierle.
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