Leather UK contro il Guardian: “Amazzonia, non è colpa della pelle”

Non si può ritenere la filiera della pelle in alcun modo responsabile degli incendi in Amazzonia, e per due motivi. Innanzitutto, perché la pelle è solo un sottoprodotto della zootecnia. E poi perché – proprio in questo frangente di mercato – nessuno in Brasile trarrebbe benefici economici dall’appiccare il fuoco in una foresta pluviale per produrre un materiale la cui richiesta di mercato risulta in contrazione. Tocca a Leather UK, la sigla che rappresenta l’industria conciaria britannica, rispondere a un articolo del Guardian dove si suggerisce che la bramosia di pelle della filiera fashion è “mandante” degli incendi amazzonici.

Il focus del Guardian
Firmato da Lucy Siegle (esperta di “ethical living”), l’approfondimento (pubblicato il 29 agosto) sostiene sin dal titolo (“Come l’amore della moda per la pelle alimenta gli incendi in Amazzonia”) il nesso causale tra fuochi e concia. Già il sommario del pezzo, dunque, si trasforma in un’esortazione al lettore: “La nostra domanda di calzature, borse e cinture spinge alla distruzione della foresta pluviale. È tempo che il consumatore si svegli”.

La risposta di Leather UK
Leather UK risponde al Guardian battibeccando su Twitter e con una lettera dalle colonne di ILM. “Nessuno può rimanere indifferente ai fuochi che bruciano la foresta pluviale dell’Amazzonia – precisa Kerry Senior, direttore dell’associazione britannica –, ma la suggestione che possano essere motivati dalla produzione di pelle è una grottesca distorsione dei fatti”. La prima rettifica è quella classica, si può ormai dire: Leather UK ribadisce la natura della pelle di sottoprodotto della filiera zootecnia. Sottoprodotto dal quale, oltretutto “gli allevatori non ricevono alcun ritorno economico”, mentre le mandrie sono allevate per la carne e per il latte.

Non in Brasile
Se non bastasse, proprio nel contesto del mercato della moda in generale e di quello della pelle brasiliana in particolare, ci sono altri elementi che spiegano l’anti-economicità del dare fuoco alla foresta dell’Amazzonia per produrre più pelle: “L’impiego della pelle nella calzatura è calato del 15% dal 2010 – argomenta Kerry Senior –, mentre il boom della scarpa è trainato dall’athleisure, che in larga parte usa materiali sintetici. Negli ultimi due anni, per di più, il prezzo della pelle in Brasile è calato del 53%, così come l’export è diminuito”. La conclusione di Leather UK, allora, è una sola: “Se gli incendi dipendessero dalla pelle, non sarebbero stati neanche appiccati”.

Screenshot dal portale web di Leather UK

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