La sostenibilità della concia pesa. Ha un numero, un valore di riferimento. LHCA, l’associazione dei trader e dei conciatori statunitensi, lo ha individuato: è 5,5 milioni. Nel 2019 dai macelli USA, si evince dai dati del Dipartimento per le Politiche Agricole di Washington, sono passati oltre 33 milioni di capi. 27,5 milioni di pelli grezze sono state assorbite dall’industria internazionale. E le residue 5,5 milioni? “Distrutte o smaltite in discarica”, spiega LHCA. 5,5 milioni di pelli grezze, sottoprodotto della zootecnia, cui, invece, i bottali avrebbero dato una nuova vita nella moda e nel design.
La sostenibilità della concia
“Fashion vuol dire anche sostenibile – afferma Stephen Sothmann, CEO di LHCA –. Quando i brand e i consumatori comparano la pelle alle sue alternative non hanno dubbi: la pelle non ha rivali”. Già, la pelle è durabile, versatile, bella e, soprattutto, green. È bene che l’opinione pubblica se ne renda conto, quando la spinta a favore dei materiali sintetici riduce lo spazio di mercato della prodotto della concia.
L’infografica del danno
Quei 5,5 milioni di pelli smaltite in discarica avrebbero avuto un impiego più nobile se lavorati nei bottali. Come riassume LHCA in un’infografica, ci si sarebbero ricavati materiali finiti per 99 milioni di paia di scarpe, o 110 milioni di palloni da football, o 2 milioni di sofà. Non è semplice rammarico per prodotti mai realizzati, quello espresso dagli statunitensi. È un monito. “Senza la concia, ogni anno circa un miliardo di chili di pelli bovine sarebbero conferite in discarica – afferma Sothmann –. Un’enorme pressione sull’ambiente, ulteriormente aggravata dal passaggio del fashion alle alternative sintetiche, derivate dalla plastica e da altre fonti non rinnovabili”. La concia è circolare: gli altri materiali? “Non esistono sostituti”, conclude LHCA.
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