Lo sgomento di LHCA, l’associazione della pelle statunitense, è anche il nostro. Perché aveva fatto appena in tempo a compiacersi della scelta di Samsung di rivestire lo smartphone Galaxy C55 – 5G in “premium leather”, come definito dalla pubblicità. Quando ha poi appurato che il rivestimento non è in vera pelle. “Amici dalla Cina – si legge nella newsletter di LHCA – ci hanno segnalato che, a differenza di quanto si legge sul sito, Samsung usa in realtà un materiale artificiale che non contiene vera pelle”.
La premium leather che non è pelle
Il modello di smartphone in questione (in foto) è progettato per il solo mercato cinese, si legge sui portali specializzati, quindi non sapremo mai come Samsung ne avrebbe gestito le definizioni alle nostre latitudini. Però l’equivoco che si è creato tra gli USA, dove LHCA è stato tratto in inganno dall’espressione “premium leather”, e la Repubblica Popolare, dove si sono accorti che il brand coreano impiega anche lo scivoloso “vegetarian leather”, la dice lunga su quanto quello delle etichette commerciali sia un Far West del marketing. Certo, l’associazione statunitense della pelle si scusa per non essere stata più scrupolosa. Ma solleva una questione fondamentale: “Perché si permette ancora ai materiali alternativi di chiamarsi pelle? Farà bene ai profitti delle aziende, ma non al pianeta”. E neanche ai consumatori, aggiungiamo noi.
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