Ci sono delle nozioni che è sempre meglio ricordare. La prima, ad esempio, è questa: la concia è green, perché svolge una funziona di upcycling in un perfetto schema di economia circolare. La seconda è strettamente collegata: proprio perché i bottali recuperano lo scarto di un’altra filiera, quella zootecnica, l’eventuale conversione della moda e del design al sintetico comporterebbe un grosso impatto ambientale. Che, però, molti preferiscono non vedere.
La concia è green
Ci ha pensato da ultimo Franck Boehly, presidente di CNC (Conseil National du Cuir), a ribadire il concetto. Malgrado molti vadano dicendo che bovini e ovini sono allevati per la pelle, non è così. La concia recupera un sottoprodotto dell’industria della carne e del latte. “Chi alleverebbe un animale per il 5% del suo valore – dice, intervenendo al podcast condotto da Victoire Casto –? Non avrebbe senso e non accade in nessuna parte del mondo. Non si alleva un capo di bestiame per la pelle, ma per un solo scopo: nutrire la popolazione”. Qui si inserisce la circolarità della concia, perché l’unica alterativa al bottale è la discarica. “Non esito a dire che l’industria della pelle è un modello per l’economia circolare – aggiunge Boehly –. Prendiamo uno scarto e lo trasformiamo in materia prima per altri prodotti”.
Facile dire sintetico
È facile mettere prefissi come “eco” e “vegan” a un materiale e pensare di aver risolto la questione dell’impatto ambientale della moda. Ma la faccenda è più complessa. Insiste sul tema CNC. E pubblica un’infografica a riguardo LHCA, l’associazione statunitense della concia e dei trader di materia prima. Nel 2020 negli USA hanno macellato 33 milioni di capi di bestiame. La filiera conciaria è stata in grado di assorbire 28,2 milioni di pelli: vuol dire che circa 4,8 milioni di pelli sono finiti in discarica. Che cosa succederebbe se, a causa della conversione della moda alle alternative sintetiche, la quota di pelli in discarica crescesse ancora? Un disastro. “Senza l’industria della pelle, quasi un miliardo di chili di pelli bovine rimarrebbero inutilizzate – commenta Stephen Sothmann, presidente di LHCA –. Tale massa andrebbe a esercitare un’enorme pressione sull’ambiente, ulteriormente aggravata dal passaggio alle imitazioni prodotte da matrici vegetali, plastica o da altre fonti non rinnovabili.
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