C’è la Cina che viaggia a scartamento ridotto, mantenendosi, secondo le fonti statistiche ufficiali, in linea tra 2018 e 2017. Il dato aggregato “pelle+calzatura”, infatti, mostra una minimale positività (+0,1%), mentre è ancora in calo l’export delle scarpe con tomaia in pelle (-1%). C’è, di conseguenza, la necessità di valutare lo stato di ulteriore sviluppo di alcune industrie manifatturiere in competizione con Pechino, prima fra tutte quella vietnamita, che (secondo elaborazioni USITC, United States International Trade Commission) è quella verso la quale gli Stati Uniti hanno maggiormente rilocalizzato produzione e acquisti nel 2018. C’è, poi, da capire l’impatto dell’incertezza legata alla War Trade tra Washington e Pechino (e non solo) che resta di strettissima attualità per la supply chain della pelle. C’è, infine, da capire verso quali orizzonte si sta dirigendo la materia prima conciaria, a fronte di una condizione di generalizzata debolezza.
La presenza italiana
Mille domande, mille timori che domani sfileranno nei corridoi di APLF Hong Kong, dove circa 900 espositori attenderanno fino a venerdì (15 marzo) la visita di almeno 15.000 buyer e addetti ai lavori. Tra chi espone è presente la collettiva promossa da UNIC – Concerie Italiane, composta da 65 aziende (61 concerie, 4 accessoristi/componenti) alle quali, per completare la presenza tricolore presso HKCEC (Hong Kong Convention & Exhibition Centre), se ne aggiunge un altro gruppo (circa 80) nel quale sono presenti anche produttori di macchinari. Un’attesa congiunturale che si somma a quella legata al futuro upgrading dell’evento. APLF, infatti, ha comunicato che per soddisfare la maggior richiesta di esporre da parte delle aziende conciarie, dall’edizione 2020 le sposterà al Level 3 di HKCEC, “per garantire un maggior spazio e una migliore opportunità espositiva”. Le altre tre “anime” di APLF (APLF Materials+, Fashion Access and Cashmere World) saranno spostate al Level 1. (lf)
TRENDING