A giudicare dai dati di CICB, l’associazione della concia brasiliana, e di Abicalçados, quella che rappresenta l’industria calzaturiera, non va poi così male il 2024 per la filiera verde-oro. La pelle (grezza, semilavorata e finita) trae giovamento dalle esportazioni. Mentre i volumi produttivi di scarpe crescono in virtù della ripresa della domanda domestica.
Il 2024 non va poi così male
A novembre, scrive CICB sulla base dei dati dell’istituto SECEX, l’export di pelli brasiliane segna in valore il +21,6% su base annua. Il risultato permette di chiudere il bilancio dei primi 11 mesi del 2024 a +14,2% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un risultato roboante (visti i tempi) ma che va letto nel contesto: si tratta del rimbalzo su una base di paragone molto negativa, come si evince dal fatto che la crescita del 2024 rispetto al 2022 si riduce al +2,7%. Guardando ai principali mercati di sbocco, la Cina (senza Hong Kong) ha operato acquisti in aumento del 29,6% in valore e del 38,7% in volume, mentre gli USA sono in area negativa con il -6,5% e -4% rispettivamente in valore e volume. Crescono gli ordini dall’Italia, che tra gennaio e novembre accumula un quasi simmetrico +9,2 in valore e +9,1% in volume.
Il momento della scarpa
L’industria calzaturiera brasiliana, intanto, nei primi 10 mesi del 2024 vanta volumi produttivi in crescita del 5,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. Per merito, riconosce Abicalçados, della domanda domestica, che non compra solo prodotti nazionali ma traina anche la crescita delle importazioni calzaturiere (il dato cumulato è +10%). La proiezione di Abicalçados è di chiudere l’anno al +3% di produzione, cioè a quota 890 milioni di paia realizzate. Nel 2025, poi, l’organizzazione di settore conta di mettere a segno un ulteriore +2%, cosa che porterebbe il Paese a migliorare i risultati del 2019 e chiudere finalmente i conti con gli effetti della pandemia.
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