Si serviva di pelli di bestiame, pecore, capre, ma anche di animali come caprioli e orsi bruni, che assemblava con sofisticate capacità di lavorazione e di cucitura: forse il primo conciatore della storia attestato è Oetzi, “l’uomo venuto dal ghiaccio”. La mummia risalente a 5.300 anni fa e riemersa nel 1991 dai ghiacci sulle Alpi Venoste, al confine tra Italia e Austria, torna a stupire grazie a recenti analisi genetiche condotte dai ricercatori dell’Istituto per le mummie e l’Iceman dell’Eurac di Bolzano. Dallo studio del DNA di nove campioni di pelle e pelliccia dei reperti conservati al Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano, è emerso che l’Uomo del Similaun si serviva di pelli di bestiame, pecore, capre (per i gambali), ma anche di animali selvatici come caprioli (per la faretra) e orsi bruni (per il cappello). “Questi risultati fanno pensare che nell’età del rame gli abitanti della regione alpina, nel fabbricare abiti, scegliessero le pelli sulla base delle loro specifiche qualità” scrivono gli autori dello studio, come ad esempio la flessibilità o il potere isolante del materiale. (mvg)
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