Dal 6 ottobre 2022 non si può più importare pelle da Russia e Bielorussia. Già, perché nell’ottavo pacchetto di sanzioni commerciali della Comunità Europea rientrano pure i prodotti della concia, sia finiti che semilavorati. Un veto che cala quando le relazioni delle aziende italiane con Mosca (così come con Minsk) sono già ai minimi.
La pelle da Russia
Il veto all’import, dicevamo, arriva quando i flussi commerciali con la Russia risultano già compressi. Come si legge in un report di UNIC – Concerie Italiane, nell’ultimo quinquennio l’import medio di pelli grezze e semilavorate da Mosca si attesta a meno di 1.300 tonnellate annue. Mosca, detto in altri termini, vale una quota dello 0,2% degli approvvigionamenti esteri complessivi dell’industria conciaria italiana. L’unico motivo di rammarico, in questo senso, è che il flusso risultava in crescita nei primi 5 mesi del 2022 (+32% sul 2021 e +1% sul 2019). Come c’era da aspettarsi, anche le esportazioni italiane verso la Russia non vengono da un momento brillante. Ancora secondo le rivelazioni UNIC, il fatturato annuo medio nel periodo 2017-2021 si è attestato a poco meno di 9 milioni di euro, con trend calante nel parziale 2022 (-41% sul 2021 e -53% sul 2019).
E la Bielorussia?
Diciamo che la Bielorussia, grande alleato della Russia nelle vicende belliche dell’ultimo anno, non è per i bottali italiani un partner commerciale molto significativo. Le relazioni si concentrano “sostanzialmente sull’approvvigionamento italiano di materia prima”, scrive UNIC. Tra il 2017 e il 2021 gli acquisti di grezze e semilavorate hanno toccato la media delle 1.800 tonnellate annue. Nei primi 5 mesi del 2022, invece, risultavano in calo del 59% su base annua, ma in crescita del 45% rispetto allo stesso periodo del 2019. Le esportazioni di conciato italiano verso la Bielorussia valgono meno di 1 milione di euro all’anno.
Il valore ucraino
Dal momento che si parla di Europa dell’Est e delle conseguenze della guerra d’invasione lanciata il 24 febbraio scorso dal Cremlino, vale la pena sottolineare che per l’Italia è l’Ucraina il più importante partner nell’area. In particolare per l’import di materia prima conciaria, dove “l’Ucraina rappresenta il 20esimo fornitore a livello globale (7mo per quanto riguarda il solo semilavorato, con una quota del 3% sul totale)”. Prendendo sempre come riferimento temporale l’ultimo quinquennio, l’import italiano è valso in volume 10.000 tonnellate, con una preponderanza di semilavorato (93%). Questo anche a causa dei dazi all’export di grezzo ucraino “in vigore fino al 2012 e in graduale riduzione entro il 2023”, precisa UNIC. Nei primi 5 mesi del 2022 l’import di materia prima mostra un calo del 24% sul corrispettivo 2021 e sempre del 24% rispetto all’ultimo anno pre-pandemico. L’Ucraina risulta essere il principale partner delle concerie italiane anche come mercato di sbocco delle pelli finite. La media dell’export italiano di conciato nel periodo 2017-2021 vale oltre 11 milioni di euro, ma nel 2022 (sempre primi 5 mesi) il ribasso è considerevole, sia rispetto all’anno passato (-30%) che rispetto al 2019 (-55%).
In foto (dal nostro archivio) interni della conceria Ostashkov
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