Non si parla di incentivi diretti. Ma del bisogno di correre ai ripari per “evitare l’aggravarsi del declino del settore”, come lamenta l’associazione pachistana della concia PTA (Pakistan Tanners Association). Che per questo, riporta la stampa locale, chiede al governo (nella fattispecie al Ministero del Commercio) di risolvere “le questioni fondamentali” per dare fiato alle imprese.
“Urge correre ai ripari”
PTA, dunque, accende i riflettori sulle questioni operative che il governo può risolvere a costo zero. Come? Ad esempio, rimuovendo l’obbligo del certificato sanitario di quarantena per l’esportazione di pelli finite, condizione che PTA definisce “irrazionale”. Altre proposte, invece, incidono sulle casse dello Stato. L’eliminazione dell’imposta del 2% sull’import di pelli grezze di mucche e bufalo è solo la correzione di “un’anomalia”, dal momento che la stessa tassa non ricade sulle altre tipologie di pelle. Ma incide sull’introito fiscale dello Stato, così come il pacchetto di defiscalizzazioni e di rimborsi delle tasse che chiede PTA. Di certo, ammonisce l’associazione, la situazione è critica (e anche le filiere europee della concia lo sanno bene). Senza intervento del Governo, può solo aggravarsi.
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