A Islamabad c’è fermento. La prima notizia è che guanti, articoli di pelletteria e pelle trainano i dati dell’export pakistano. La seconda è che nella regione di Sindh si progetta un nuovo polo conciario. Le autorità, però, prevedono l’obbligo per ogni azienda di dotarsi di impianto dei reflui.
L’export dell’area pelle
Secondo il Pakistan Bureau of Statistics, tra luglio e novembre 2020 il Pakistan ha esportato guanti in pelle per 106,88 milioni di dollari. Vale a dire il 10,6% in più rispetto ai 96,6 milioni di dollari esportati l’anno precedente nello stesso arco temporale. Gli stessi dati mostrano un incremento delle vendite della pelletteria in generale. I produttori di capi d’abbigliamento in pelle e accessori hanno incassato lo 0,19% in più con merce venduta oltre i confini nazionali per 126 milioni di dollari. Era di 125,7 milioni il fatturato estero dell’anno scorso.
Nuovo polo conciario
Forse si starà preoccupando di non ripetere gli errori di Savar. Perché il governo della provincia del Sindh mette nero su bianco l’obbligatorietà dell’impianto di trattamento dei reflui per ogni nuova industria che si installa sul territorio. La decisione, come riporta gulfnews.com, arriva con l’obiettivo di accelerare il processo di sviluppo sostenibile. Per le concerie, in particolare, il consulente per l’ambiente del governo Murtaza Wahab ha consigliato anche il ricorso all’energia solare per l’alimentazione degli impianti di trattamento. Nel caso delle aziende di lavorazione della pelle, poi, i nuovi strumenti servirebbero anche per competere maggiormente sui mercati internazionali, dove si richiede il rispetto di standard ambientali più stringenti.
Strumenti per la crescita
Numeri alla mano, una delegazione della Pakistan Tanners Association ha intanto incontrato il primo ministro Imran Khan per sollecitare investimenti a favore del settore. “Le industrie che contribuiscono all’export a valore aggiunto saranno sostenute dal governo con un attenzione speciale” li ha rassicurati Khan, come riporta nation.com.pk. Gli industriali hanno colto l’occasione per evidenziare le difficoltà che il coronavirus sta causando alle aziende. La pandemia è la principale ragione per cui le vendite di pelli di pecora e bufali, le due tipologie che le concerie pakistane lavorano maggiormente, non hanno raggiunto quello che i conciatori ritengono essere il massimo potenziale. (art)
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