I dati disponibili sono quelli relativi ai primi 7 mesi dell’anno. E questi consentono al Servizio Economico di UNIC di dire, nel corso dell’assemblea generale dell’associazione, che il 2022 è partito bene. Più che bene. Il valore della produzione è cresciuto del 10,3% su base annua, mentre quello delle esportazioni del 10,8%. Tutti i distretti italiana risultano in crescita con intensità simili, così come le tipologie di pelle. Tutto bene? Purtroppo no. Perché in estate la congiuntura si è fatta complicata. Al rialzo dei costi, tutti i costi, cui già si assisteva da tempo, si è aggiunto il raffreddamento della domanda, alle prese con le incertezze dello scenario internazionale. E i valori di produzione dell’industria conciaria, fin qui l’unico indicatore statistico disponibile, registrano da giugno a settembre un brusco stop.
Un anno partito bene
A proposito dei trend positivi, il Servizio Economico di UNIC può sottolineare, ad esempio, come alcuni dei principali mercati d’esportazione della pelle italiana (come Francia, Germania e Stati Uniti) nella prima metà dell’anno avessero già recuperato e migliorato i livelli pre-pandemia. Soffrono invece le piazze asiatiche: Cina e Hong Kong, ma anche il Vietnam. Intanto tutte le destinazioni d’uso, specie quelle legate alla moda di fascia alta, segnano performance molto positive in confronto allo stesso periodo (ma ancora in ritardo sul 2019, ad eccezione dell’arredo). I problemi si sono manifestati da giugno in poi. La domanda si è fatta tiepida, dicevamo, spiazzata da un mercato su cui si allungano le ombre del confitto in Ucraina. Mentre non si allenta la morsa inflattiva. UNIC calcola che a settembre su base annua i costi combinati dell’energia (gas ed elettricità) risultano in aumento del 360% medio, quelli della depurazione delle acque del 42%, quelli dei prodotti chimici del 31% e quelli delle lavorazioni conto terzi del 24%.
Il report di sostenibilità
L’Assemblea annuale di UNIC è stata anche occasione per presentare il Report di Sostenibilità 2022. Il documento, giunto alla ventesima edizione, si prepara a sbarcare online con una piattaforma digitale che lo renda più dinamico e capace di comunicare le best practice della concia italiana. Il Report, intanto, tiene traccia delle performance sociali e ambientali del settore. Che nel 2021 segna dati di consumo in aumento rispetto al 2020 (com’era prevedibile che fosse, dal momento che il 2020 è stato un “strano” anno di lockdown). Ma che rispetto al 2002 può vantare consumi energetici in calo del 25% e consumi idrici del 13%. Così come, a partire dal 2003, il calo degli infortuni del 59,8% e della frequenza degli incidenti del 38,7%.
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