Ci sono anniversari importanti, nella storia di un’azienda. E ci sono momenti in cui si arriva, sotto il profilo anagrafico, a un punto di svolta talmente significativo che diventa necessario fermarsi, osservare la (lunga) strada fatta e tracciare la direzione progettuale da percorrere in futuro. Festeggiare 100 anni di attività è, senza dubbio, uno di questi momenti. Oggi a raggiungere questo traguardo è Bonaudo, conceria che ha saputo attraversare la storia del ‘900 arrivando a focalizzarsi con forza strategica nel perimetro “dell’eccellenza della pelle al servizio della moda: pelletteria, abbigliamento, calzature e interior design”. E dandosi come mission prioritaria, in ogni ambito, l’input di “fare le cose bene e sempre meglio”, come ci racconta il CEO Alessandro Iliprandi (nella foto).
Bonaudo festeggia 100 anni
“Abbiamo scelto di festeggiare questi 100 anni – spiega Iliprandi (che riveste anche la carica di vicepresidente UNIC – Concerie Italiane) – evitando autocelebrazioni perché non fanno parte del nostro DNA e perché siamo abituati a guardare avanti. Quindi, abbiamo realizzato un book (a sinistra nella foto) che si presenta come una galleria di fotografie che raccontano l’immagine e i prodotti iconici dei brand nostri clienti”. Raccontare la propria storia, quindi, guardando alla destinazione di fascia top della propria produzione. Una dimensione nella quale Bonaudo ha trovato uno spazio progettuale solido e definito, che gli permetterà di chiuderà il 2023 con un fatturato attestato intorno “ai 75 milioni di euro, leggermente in crescita sul 2022, e con una forza lavoro composta da circa 170 persone”.
Chivasso, 1923
La storia di Bonaudo inizia nel 1923 “quando – come si legge su bonaudo.com – i tre fratelli Gioacchino, Giovanni e Marco fondano l’azienda insieme ai cugini Giacomo, Alessandro e Valentino. Si stabilirono a Chivasso e si specializzarono nella concia di pelli ovicaprine per calzatura e abbigliamento e di pelli nitrocellulosiche caprine e ovine per equipaggiamenti militari”. Pochi anni e “nel 1928 i fratelli Bonaudo si divideranno. Domenico Bonaudo continuerà a condurre l’attività in questa zona fino al 1962, mentre gli altri fondano SILP (Società Italiana Lavorazione Pelli) il cui edificio verrà poi distrutto dai bombardamenti del 1944. Nel 1963 l’azienda prende il nome di Conciaria Bonaudo. Guidata da Arduino, Remo, Aldo, Flavio e Manlio Bonaudo, diventa leader nella concia della pelle di canguro”. Dopo l’ingresso, nel 1985, di Renzo Iliprandi, nel 1994 l’arrivo di Alessandro segna l’inizio di una nuova era di espansione, rinnovamento e ammodernamento”.
Cuggiono, Terzo Millennio
“Al mio ingresso – racconta Alessandro Iliprandi – la prima preoccupazione fu quella di sganciarci dal monoprodotto, la pelle di canguro. Abbiamo ampliato progressivamente l’offerta rilevando aziende (ultima, nel 2022, la bergamasca Conceria Conti, ndr) che producevano articoli strategici, esempio del grande artigianato made in Italy e della migliore conceria italiana”. Il primo passo, quindi, fu l’inserimento del “vitellino e dell’agnello. Finché – continua Iliprandi – nel 2005 mi sono reso conto che era necessario anche un cambiamento logistico. Così da Chivasso, luogo isolato rispetto ai distretti conciari, ci siamo trasferiti in Lombardia, a Cuggiono, rafforzando in modo costante un percorso di ampliamento produttivo che ci ha permesso, per esempio, di entrare nel segmento del vitello per calzatura e pelletteria di fascia alta. E, così, di diventare un punto di riferimento completo per la clientela del lusso. Il tutto corredato dalla massima modernità tecnologica, gestionale e da tutte le certificazioni che ci permettono di presentarci ai clienti come una conceria evoluta. Un’azienda green, capace di soddisfare ogni loro esigenza non solo in termini di prodotto”.
Il senso della modernità
Festeggiare un secolo rappresenta un traguardo che “mi rende orgoglioso – dice Iliprandi – di aver contribuito negli ultimi 30 anni allo sviluppo della storia di Bonaudo. Lavorando con la moda, però, sai benissimo che non puoi mai dire di essere arrivato. Bisogna sempre essere molto ben focalizzati per fare le scelte giuste e strutturarci nel modo corretto. Perché l’idea del piccolo è bello oggi non funziona più, soprattutto di fronte alle necessità di clienti che chiedono il massimo in ogni aspetto produttivo, gestionale e di servizio. Per questo occorre essere moderni non solo nelle strutture, ma anche nelle figure professionali che vi lavorano. In questo senso, la qualità della forza lavoro è un nostro vanto”.
Fare le cose bene
Svoltato l’angolo dei 100 anni, per Bonaudo ora si apre una nuova stagione di consolidamento e sviluppo. “Lavoriamo per i brand e per farci trovare pronti davanti alla loro richieste. Non abbiamo volontà di perseguire a tutti i costi una crescita numerica e della capacità produttiva. Certo, se i nostri clienti, superata l’attuale fase riflessiva, riprenderanno a correre, dovremo adattare il nostro modello di business per tenere il loro passo. Quindi, se ci fosse la necessità di ulteriori ampliamenti, non va esclusa. Oggi, come sempre, la priorità rimane, però, quella di continuare a fare le cose bene”. Anche perché, conclude Iliprandi, “il settore conciario italiano rimane strategico per l’industria del lusso: dalla qualità della pelle italiana non si può prescindere”.
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