Gli effetti della crisi, va da sé, dipendono dalla durata della stessa. Alessandro Iliprandi (Conceria Bonaudo) confida che, se pandemia e lockdown dovessero terminare in tempi ragionevoli, gli sconvolgimenti potrebbero rivelarsi contenuti. Ma, di certo, il Coronavirus lascerà “una traccia nella filiera della pelle”, nella sua struttura e nel suo modo di operare.
Come Cambieremo
Per il mese di aprile il magazine ha deciso di raccontare un periodo speciale, come quello della pandemia da Covid-19 e del lockdown, con un numero speciale. Quando sugli equilibri che raggiungerà il mondo una volta superata l’emergenza ci si deve ancora fermare al campo delle ipotesi, abbiamo deciso di interrogare i protagonisti del fashion business per scoprire la loro visione. Al dibattito partecipano conciatori, calzaturieri, pellettieri, analisti, designer e studiosi.
La traccia nella filiera
“Chiaro, parliamo di previsioni – premette l’imprenditore lombardo (nella foto) –. Credo che il 2020 sarà critico: immagino che per il ritorno alla normalità bisognerà attendere almeno la fine dell’anno”. Le sorti della filiera del lusso dipendono dalla Cina, “che è in ripartenza”, ma “che da sola non basta a sopperire allo stop di Stati Uniti ed Europa”, nonché dalla possibilità dei consumatori globali di tornare a una vita ordinaria. Ma il Coronavirus, dicevamo, anche nella prospettiva di un impatto dolce è destinato a lasciare il segno nella filiera della pelle. Nel modo, cioè, delle griffe di interagire con i fornitori.
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