Le parole chiave sono tre: qualità, timing, servizio. Le ripete più volte Gianni Russo, presidente di UNIC – Concerie Italiane e della conceria Russo di Casandrino, analizzando presente e futuro della pelle italiana alla luce di una profonda consapevolezza: “L’assoluta inusualità della tragedia vissuta nei mesi scorsi e della situazione attuale”. Il che, inevitabilmente, “rende difficile fare previsioni e proiezioni – spiega -. Rimane ben inteso, così, che il settore conciario italiano concluderà il 2020 con pochissimi strumenti di navigazione e senza particolari certezze. Questa è una valutazione generalizzata, non assoluta. Fortunatamente, esistono brand che, insieme ai loro fornitori, rappresentano delle eccezioni”.
Presente e futuro della pelle italiana
“Al settore conciario si impone di elevare ancora di più la propria reattività in termini di servizio, di timing e di soddisfazione delle esigenze qualitative della clientela”, spiega il presidente UNIC. Ecco, dunque, esplicitate le tre parole chiave che, sommate, portano all’emersione di un solo concetto vincente: quello dell’upgrading. “Sì – conferma Russo -: un upgrading sempre più qualificato, che rispetta timing di produzione e consegne sempre più ristretti e richiede lo sviluppo di servizi impeccabili. È sarà necessario essere più veloci, più attenti nel rispondere alla clientela, perché in una situazione contingente come quella attuale il fattore concorrenziale aumenta in maniera esponenziale”. Senza dimenticare la sostenibilità: “Questo upgrading deve essere basato su costanti miglioramenti di tutto ciò che è green: conce alternative, tutela ambientale e tutto quanto è necessario per far sì che la conceria sia a pieno titolo un esempio di green economy”.
Il 2021
Qualità, timing, servizio diventano, così, “propedeutici alla possibilità delle concerie di resistere”. E, con determinazione, avviarsi verso “volumi produttivi pre-Covid – dice il presidente UNIC –. I quali, nel caso non tornassero, implicherebbero la necessità di rimodellare il modello di business del settore”. Cosa potrebbe accadere, dunque, nel 2021? “La mia opinione – racconta Russo – è che prima della metà dell’anno prossimo non vedremo un ritorno a una parvenza di normalità non dico dei conti, ma anche del modo in cui lavoriamo e viviamo. La nostra attività, del resto, è basata sui consumi e finché, per esempio, gli aerei non tornano a decollare e le persone a fare acquisti difficilmente assisteremo a una ripresa strutturale”. Anche se alcuni segnali positivi si intravedono: “Dalla Cina, infatti, arrivano notizie di griffe che stanno facendo record di vendite nelle loro boutique. E non trascuriamo l’aumento dell’online che sta diventando l’elemento trainante del nostro settore. È una fascia “nuova” di vendita e la crescita dei portali di riferimento durante la pandemia dimostra che le modalità di acquisto si stanno evolvendo”.
Incoraggiamento creativo
Non tutto è perduto, quindi. Anzi, tutt’altro. “Avverto e constato – conclude Russo – una grande voglia di novità con un particolare occhio alla ricerca stilistica. La vedo come una sorta di virtuosa rivalsa rispetto a quanto di inimmaginabile sia accaduto finora. Ricerca e creatività italiane sono una forza trainante che deve rappresentare un grande segnale di incoraggiamento e una risposta a una situazione impensabile soltanto pochi mesi fa”.
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