A giudicare dalla lista di nemici (all’interno e all’esterno dei confini comunitari) che ha fatto guadagnare alla Commissione, fin qui l’EUDR è un fallimento diplomatico. Perché da ultimi anche il Congresso degli Stati Uniti e i vertici dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) hanno preso la parola per dire che il Regolamento anti Deforestazione così come scritto è irricevibile e inapplicabile. Speriamo che la presidente Ursula von der Leyen dia seguito ai propositi di posponimento del regolamento anti Deforestazione. Perché se lo lancia a partire dal prossimo 31 dicembre (come da attuali programmi), scoprirà che non solo l’EUDR è un fallimento diplomatico, ma anche il caos industriale.
USA e WTO
A fine giugno membri dell’amministrazione Biden avevano già scritto alla Commissione per lamentare che il regolamento è “impraticabile”. Non avranno ottenuto risposte soddisfacenti, evidentemente. Perché il 20 settembre oltre 70 membri del Congresso hanno scritto al presidente Biden per spronarlo a chiedere all’UE il rinvio “di 24 mesi” dell’EUDR. Il Regolamento, dicevamo, ha già contrariato molti e influenti partner globali dell’UE. Gli USA, certo, ma anche il Brasile e l’Australia, per fare qualche esempio, mentre tra gli stati membri hanno di recente espresso il proprio disappunto i governi di Germania e Italia. Anche Ngozi Okonjo-Iweala, direttore generale del WTO, ha detto a Financial Times che l’EUDR così non va e che la Commissione deve provvedere a una profonda riscrittura. E se lo dice lei, vuol dire che la filiera della pelle bovina (immeritatamente inserita tra le commodities che devono sottostare al regolamento) non sbaglia a lamentarsene.
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