Il distretto della concia di Solofra vede compiersi un passo in avanti nel percorso di adeguamento del depuratore locale, sottoposto a sequestro con facoltà d’uso dall’aprile del 2017. È un’associazione temporanea di imprese (ATI) di Benevento ad aver vinto la gara per l’affidamento dei “Servizi di ingegneria, architettura e geologia per la redazione del progetto definitivo ed esecutivo, per la realizzazione degli interventi necessari al contenimento delle emissioni in atmosfera provenienti dal Complesso Depurativo Alto Sarno – Impianto di Solofra”. Stando a quanto si legge sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania, proprietaria del complesso depurativo, l’ATI si è aggiudicata la gara con un ribasso percentuale del 49,15% su base d’asta, per un importo contrattuale di poco meno di 47.000 euro. Si era presentata alla gara anche una seconda ATI, scartata dalla commissione giudicante “per la non conformità dell’offerta tecnica”.
Il vertice in Regione
Non sono le uniche novità che bollono in pentola per il distretto di Solofra a Palazzo Santa Lucia . In un recente vertice, riporta la stampa locale, è stata assegnata ai comuni (capofila quello di Solofra, in convenzione con Montoro, la stessa Regione e l’Ente Idrico Campano) la competenza e il piano di caratterizzazione dell’area e dell’acqua interessati a inquinamento da tetracloroetilene. “Ci facciamo carico di una responsabilità notevole perché saremo il soggetto attuatore – ha affermato il sindaco di Solofra, Michele Vignola, a Il Mattino edizione Avellino, aggiungendo poi a proposito del ritardo con cui si arriva al risultato dopo lungo dibattito –. L’incontro di Napoli sblocca una situazione che perdura da anni”.
La proposta dei conciatori
Come vi abbiamo raccontato sul numero 1 (con la voce dei protagonisti del distretto) e 2 (con l’intervista alla dirigente regionale Roberta Santaniello) de La Conceria, per la concia di Solofra il futuro del depuratore è un tema caldissimo. Mario De Maio (DMD Solofra), presidente della sezione Concia di Confindustria Avellino, spiega che il distretto, se messo nelle giuste condizioni sarebbe in grado di fare anche di più per l’impianto: “Stiamo studiando, in collaborazione con la Stazione Sperimentale delle Pelli e delle Materie concianti (SSIP), un piano che renderebbe l’impianto in grado di fare il trattamento completo delle acque”. Perché gli imprenditori possano assumersi l’onere, però, sono necessarie delle precondizioni, come la pubblicazione di bandi con i fondi derivanti “dalla ZES (Zona Economica Speciale) o dall’Area di Crisi Complessa”, appunta De Maio.