Riciclo, ricerca e formazione. Sono questi i tre pilastri su cui poggia la strategia di sviluppo sostenibile della filiera italiana della pelle che, come è emerso durante il workshop “Leather Bio-Strategies to Italian Bioeconomy” (tenutosi giovedì scorso a Pozzuoli), già da tempo ha messo in campo buone pratiche per rendere sempre più sostenibile la sua industria e portare a compimento la “circular economy“. L’evento si è svolto nella nuova sede della Stazione Sperimentale Pelli (SSIP) ed è stato organizzato in occasione del Bioeconomy Day (promosso dal Cluster Tecnologico Nazionale della Chimica Verde con Assobiotec e Federchimica). Annunciando la collaborazione con la Camera di Commercio di Napoli per la lotta alla contraffazione e illustrando le funzioni del nuovo incubatore nazionale sull’economia circolare, il direttore SSIP Edoardo Imperiale ha spiegato che l’obiettivo dell’ente è “favorire la nascita di startup, spinoff, brevetti e progetti di innovazione ad alto contenuto tecnologico applicati ai sistemi di produzione, a minor impatto ambientale e maggiormente rispondenti alle esigenze del mercato”. Gianluigi Calvanese, responsabile SSIP dell’Area Laboratori e Servizi alle Imprese della Stazione Sperimentale, si è focalizzato sugli utilizzi razionali e sostenibili del materiale cuoio e le nuove strategie per la valorizzazione degli scarti conciari.
Il presidente di Ecoinnovazione, Paolo Masoni, ha sottolineato la necessaria sinergia tra la valutazione del ciclo di vita dei prodotti (LCA) e l’economia circolare. Gli sviluppi del settore in questa direzione, però, avranno bisogno di nuove figure professionali, come hanno evidenziato il presidente della Fondazione MIA, Carlo Palmieri, e Giovanni Sannia, docente dell’università degli Studi di Napoli Federico II e presidente del master Bioeconomy in the Circular Economy.
SSIP celebra il Bioeconomy Day e fa il punto sulla circolarità di filiera
