In Uganda c’è soddisfazione intorno alle attività di Kawumu Tannery. La conceria di Stato ha il duplice scopo di valorizzare le risorse derivanti dal patrimonio animale del Paese e, contestualmente, renderlo meno dipendente dall’importazione di prodotti in pelle. I manager dell’azienda stanno ancora lavorando, però, a quella che si sta rivelando la parte più difficile del lavoro. Creare una rete di approvvigionamento dai macelli e, soprattutto, innalzare la qualità della materia prima che arriva ai bottali.
Le urgenze della conceria di Stato
Kawumu Tannery è attrezzata per processare pelli bovine e ovicaprine. Ha una capacità produttiva di 10 tonnellate al giorno, ma attualmente è impegnata per circa sei. È dalle colonne della stampa locale che i manager dell’azienda spiegano le proporzioni del problema. E anche il modo in cui provano a risolverlo. Il dialogo con i macelli del Paese è già in corso: non solo si stringono accordi commerciali, ma si forniscono vademecum sul modo di trattare i capi di bestiame e le loro pelli. Già, una quota rilevante di materiali è inutilizzabile per i danni procurati in fase di scortico. Per il resto, i manager di Kawumu Tannery sono ottimisti: le proiezioni dicono che la produzione di carne ugandese crescerà del 2,1% annuo. Vuol dire che in prospettiva una conceria concepita per emancipare il Paese dall’import di prodotti in pelle diventerà un player chiave nell’export.
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