A mali estremi, estremi rimedi. Cioè: bisogna limitare l’export europeo di grezzo e semilavorato al di fuori dei confini comunitari. A valutare la possibilità di farne formale richiesta alla Commissione Europea è UNIC – Concerie Italiane “in accordo con Cotance (la confederazione europea delle associazioni nazionali di categoria). Entrambe la ritengono, alla luce della crisi bellica ucraina, “un’iniziativa di supporto fondamentale per le concerie europee”.
Bisogna limitare l’export UE di materia prima
“Alla luce di tutte le problematiche di approvvigionamento di materie prime – si legge in una nota UNIC -, porre in essere limitazioni all’export europeo di pelli grezze/semilavorate permetterebbe di fronteggiare una situazione estremamente critica sul fronte degli acquisti”. Questo, spiega UNIC, perché “i principali concorrenti extra-europei, asiatici e sudamericani, hanno maggiore disponibilità di materia prima”. Quindi, “si avvantaggeranno commercialmente delle conseguenze economiche del conflitto tra Russia e Ucraina”.
Interscambio
Il rapporto commerciale tra Italia e Ucraina, Russia e Bielorussia mostra dinamiche particolari, relative in modo maggioritario all’acquisto di grezzo e, soprattutto, wet blue. “Quest’area – sottolinea UNIC – vale circa il 3,5% degli acquisti italiani di materia prima estera”. In questo contesto, “l’Ucraina si posiziona al 10° posto come Paese fornitore”. L’export di conciato italiano, invece, “ha un’importanza non primaria: incide per l’1% sul totale”. Ma le conseguenze di questa crisi, per la concia nazionale, rientrano in una dimensione di “incalcolabilità”. Lo stress commerciale che, infatti, stanno vivendo i manifatturieri italiani dell’area pelle, che di fatto hanno perso lo sbocco verso questi mercati, si ripercuote sugli ordini delle concerie italiane. Il che contribuisce a rendere ancora più complesso, fragile e volatile “l’andamento dei prezzi internazionali, provocando ulteriori spinte al rialzo”.
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