Un Regolamento che “si pone obiettivi che i conciatori italiani condividono pienamente”. Ma, allo stesso tempo, una normativa che minaccia il settore italiano della pelle. UNIC – Concerie Italiane e i sindacati di categoria – FILCTEM CGIL, FEMCA CISL e UILTEC UIL – lanciano un vero e proprio “allarme sul presente e sul futuro della filiera nazionale della pelle”, come si legge in una nota congiunta. Oggetto: l’ormai noto Regolamento UE anti-deforestazione n.1115/2023 (EUDR).
UNIC e i sindacati
“Il settore conciario italiano – continua il documento – sta vivendo una fase congiunturale estremamente complicata e molto negativa”. Al punto che “si trova ad affrontare uno scenario estremamente preoccupante, dove spiccano le possibili conseguenze per la filiera della pelle dell’entrata in vigore a fine anno del Regolamento UE anti-deforestazione”. Quindi, “dopo aver firmato lo scorso 7 marzo l’ipotesi di accordo di rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro”, UNIC, FILCTEM CGIL, FEMCA CISL e UILTEC UIL “chiedono alle istituzioni nazionali e comunitarie un intervento urgente”.
Intervenire subito
In altre parole, è necessario “scongiurare l’impatto inutilmente devastante dell’EUDR sulla filiera italiana della pelle”. Ma anche “evitare pesanti ripercussioni sui livelli occupazionali del settore e per supportare la ripresa di un sistema economico virtuoso e all’avanguardia nel panorama internazionale”.
Obiettivi condivisibili
EUDR “si pone obiettivi che i conciatori italiani condividono pienamente, al punto che da anni l’industria conciaria nazionale è strategicamente impegnata per migliorare la tracciabilità di filiera e contrastare qualsiasi possibile fenomeno di deforestazione”. C’è, però, un grossissimo problema. “L’attuale formulazione di EUDR, però, prevede che gli operatori che commercializzano pelli bovine nell’Unione Europea debbano verificarne la provenienza da aree non deforestate”. Come? Attraverso “l’applicazione di strumenti di tracciabilità a oggi assolutamente non adeguati, se non indisponibili, e inadatti a soddisfare, in tempi strettissimi, requisiti inutilmente severi e stringenti”.
Rischio desertificazione industriale
“In questa forma e con queste tempistiche – conclude la nota congiunta -, EUDR potrebbe, quindi, avere la disastrosa conseguenza di desertificare il tessuto economico-sociale del settore”. Conseguenza oltremodo paradossale perché renderebbe “impraticabile la sua attività circolare di recupero e trasformazione dei pellami grezzi”. In altre parole, alle attuali condizioni, EUDR vanifica “i suoi stessi scopi, poiché non contribuirebbe minimamente alla reale lotta per la deforestazione, al tempo stesso favorendo il dumping concorrenziale dei Paesi extraeuropei”. Il messaggio è chiaro. L’allarme, pure.
Leggi anche: