C’è un CCNL comparso dal nulla. Un contratto nazionale collettivo di lavoro, cioè, siglato da un’associazione datoriale di recente fondazione che non fa riferimenti alla galassia confindustriale. E da un sindacato autonomo che non risulta attivo nel settore conciario. UNIC – Concerie Italiane e Filctem CGIL, Femca CISL e Uiltec UIL firmano una nota congiunta per mettere in guardia la filiera italiana: il nuovo CCNL è opaco, nonché rischioso.
Il CCNL comparso dal nulla
“L’adesione a contratti sottoscritti da associazioni datoriali e sindacati di discutibile o non comprovata rappresentatività – recita la nota – è fortemente rischiosa“. Perché? Per più di una ragione. “Potrebbe in modo occulto introdurre sul mercato del lavoro elementi di disparità – continua la nota – che non consentono leale competizione tra le imprese”. Non solo: potrebbe comportare “condizioni negative di dumping salariale e peggioramento delle condizioni di lavoro di tutti gli addetti”. Si pongono questioni anche di altro tipo, come la legittimità della disdetta unilaterale del contratto applicato o la possibilità che le aziende non accedano “a quei benefici normativi e contributivi previsti in materia di lavoro e subordinati al possesso del DURC”.
Che cosa c’è da sapere
UNIC è membro di Confindustria e Confindustria Moda: dal 1946 rappresenta la pelle italiana e da oltre 40 anni sigla con i sindacati il CCNL. L’ultimo è stato rinnovato nel gennaio 2021 ed è in vigore fino a giugno 2023. Il contratto alternativo è stato invece approvato da due soggetti “di cui non si hanno informazioni – conclude la nota – e di cui si nutrono dubbi in merito alla effettiva rappresentatività di aziende e lavoratori”.
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