Il rinnovo della presidenza. Il punto sul 2020. UNIC – Concerie Italiane ha tenuto, in un’inedita quanto inevitabile modalità digitale, la sua Assemblea Annuale. Appuntamento coinciso con l’elezione del suo nuovo presidente e con l’analisi congiunturale dei primi 8 mesi del 2020.
L’Assemblea UNIC rinnova la presidenza
UNIC – Concerie Italiane ha eletto alla presidenza Fabrizio Nuti, titolare del gruppo conciario toscano Nuti Ivo. Raccoglie il testimone dal Cavaliere del Lavoro Giovanni Russo, presidente della conceria Russo di Casandrino. “Assumere la presidenza in un momento così difficile – spiega il neopresidente Nuti -, dove l’incertezza regna sovrana, rende tutto molto più complicato e limita la definizione di programmi e progetti futuri. Mi limiterò pertanto a indicare come leitmotiv della mia presidenza quello di rafforzare e valorizzare l’industria conciaria italiana, affinché le siano riconosciute quelle caratteristiche che l’hanno resa leader mondiale, e di mantenere un dialogo, un confronto continuo ed efficace, con tutti gli attori della filiera”.
Un settore vivo e reattivo
“Concludo la mia presidenza in un periodo che, purtroppo, passerà alla storia – commenta il presidente uscente Giovanni Russo -. Un periodo in cui la conceria italiana sta, però, dimostrando di essere un settore vivo e reattivo, mettendo in campo azioni sempre più mirate al miglioramento del servizio e della risposta alle esigenze della clientela. Chiuderemo il 2020 con un calo generalizzato dei ricavi compreso tra il 25 e il 35% e credo che nel primo trimestre 2021 soffriremo ancora di questo effetto pandemico, sperando che tutte le misure messe in atto scongiurino la possibilità di una terza ondata, che complicherebbe ulteriormente lo scenario. Passo il testimone della presidenza UNIC a un imprenditore stimato, molto determinato e che, sono certo, lavorerà per il bene dell’associazione e di tutto il gruppo. Per UNIC non poteva esserci scelta migliore per proseguire il percorso avviato durante gli ultimi 4 anni”.
I primi 8 mesi 2020
La pelle italiana si avvia a chiudere un anno a dir poco complesso. Nei primi 8 mesi, spiega il Servizio Economico UNIC (associazione che fa parte di Confindustria Moda), “si stima che, a causa delle conseguenze della pandemia, l’industria italiana della pelle abbia visto arretrare la produzione del 29,2% in valore e del 22,8% in volume”. Le esportazioni (che valgono più del 70% del fatturato complessivo) sono in calo del 30,6%. Sotto il profilo delle destinazioni d’uso della pelle italiana, si nota “la sofferenza da parte di calzatura e pelletteria, mentre automotive e (soprattutto) arredamento hanno mostrato alcuni segnali di rinnovata vitalità”. “Covid non ci ha piegato – commenta Fabrizio Nuti -, abbiamo sofferto e soffriamo, ma stiamo tenendo. I dati sono certamente negativi, ma dimostrano la nostra capacità di relazione e di sapersi riorganizzare”.
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