Birkenstock perde pure contro il negozietto della Chinatown romana

Birkenstock perde pure contro il negozietto della Chinatown romana

Birkenstock si è lanciata in una guerra in difesa del copyright che sembra una donchisciottesca lotta contro i mulini a vento: perde contro tutti. La società tedesca perde la causa anche contro un negozietto della Chinatown di Roma. Nel lungo elenco delle dispute legali da cui è uscita sconfitta, questa è sicuramente la più curiosa. I giudici hanno disposto la restituzione di oltre 10.000 paia di calzature sequestrate: imitazioni sì, ma con grandi differenze…

Il negozietto della Chinatown di Roma

Probabilmente negli uffici di Birkenstock stanno valutando a quanto ammonta il danno di immagine arrecato dal lungo elenco di battaglie legali perse in mezza Europa. Battaglie avviate per ottenere la difesa della proprietà intellettuale dei propri sandali, partendo dal disegno del fondo. L’ultima sconfitta è davvero cocente. Anche perché il grande marchio tedesco era opposto ad un minuscolo negozio romano. Nel marzo 2021 in via Principe Eugenio, a Roma, Giulio Zhang si vede sequestrare nove paia di sandali che richiamano i modelli Birkenstock. Poco dopo altre 10.636 paia vengono sequestrate in un magazzino di via Prenestina, gestito da Chunzue Zhang, la zia di Giulio. I due vengono indagati per commercio di prodotti con segni falsi e ricettazione.

 

 

Dopo quattro anni

Quattro anni dopo, le quasi 11.000 paia di scarpe contrassegnate “Melissa” tornano ai proprietari. Secondo il giudice “il fatto non sussiste”, perché ha rilevato che il fondo delle Melissa presenta “in superficie di numerosi puntini rientranti”. Per questo la calzatura non può essere in alcun modo “considerata una fedele replica di quella originale”. Inoltre, come ha spiegato il legale dei due cittadini di origine cinese, “il disegno della suola non può essere registrato come marchio di fabbrica da parte di Birkenstock”, come racconta Open. Un’altra curiosità rende ancora più sonora la sconfitta di Birkenstock. Nello stesso processo, Giulio Zhang è stato invece condannato a quattro mesi e la zia a un anno e due mesi per aver contraffatto calzature del marchio Alexander McQueen. (mv)

Foto dai social

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