In un comunicato, Alibaba, gigante cinese dell’e-commerce, ha fatto sapere che nel corso del 2016 ha collaborato con la polizia per far chiudere oltre 1.400 siti web dove venivano offerti prodotti (soprattutto di lusso) contraffatti. I siti, che si “appoggiavano” ai portali del gruppo, mettevano in vendita articoli fake per un controvalore totale di oltre 3 miliardi di yuan, ovvero più di 400 milioni di euro; questa somma rappresenta più del doppio di quanto Alibaba, finita più volte nella black list USA dei portali inaffidabili, abbia contributo a scoprire nel 2015. Inoltre, la collaborazione fornita da Alibaba ha permesso di arrestare 880 persone, accusate di reati vari legati alla contraffazione di prodotti e al loro smercio. Stando ancora al comunicato, sempre nella lotta ai prodotti fake, nel corso del 2016 il falso Alibaba ha messo in atto una collaborazione con oltre 18.000 brand internazionali dei prodotti più diversi. Alibaba ha fatto pure sapere che, tra febbraio 2016 e lo scorso febbraio, ha cancellato dalle pagine dei suoi siti web circa 30.000 venditori che offrivano articoli di importazione, non essendo certa l’originalità dei prodotti. Il problema della contraffazione, però, non è solo virtuale. E non riguarda solo Pechino. La Guardia di Finanza a Bologna ha sequestrato 40.000 paia di scarpe contraffatte recanti i marchi di brand come Nike, Adidas, Saucony, Goden Gose e Colmar, per un valore di oltre 2 milioni di euro. A termine di indagini durate più di un anno, le Fiamme Gialle sono arrivate a smantellare un’organizzazione cinese che importava dalla Repubblica Popolare, smistava la merce nelle principali città dello Stivale (da Padova a Roma) e contava anche su canali di distribuzione capaci di vendere i prodotti anche in Bulgaria, Germania, Spagna e Grecia. Otto i denunciati.
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