Davanti al rischio di una pesantissima multa (e, forse, alla necessità di non sporcare la sua immagine nei confronti del luxury system internazionale), Bank of China ha ceduto. La sede newyorkese dell’istituto bancario cinese ha consegnato a un giudice di Manhattan l’elenco delle transazioni finanziarie che riguardano un caso di vendita di prodotti Gucci contraffatti. Il suo precedente rifiuto era stato punito con una multa giornaliera di 50.000 dollari. “La banca ha agito in ottemperanza alle disposizioni di legge” ha affermato il suo legale, David Esseks. La decisione affonda le radici nel contenzioso aperto nel 2010 da Kering per tre dei suoi brand (Gucci, YSL e Bottega Veneta). La vertenza riguarda la vendita di prodotti falsi, per i quali la multinazionale francese chiede una compensazione di 12 milioni di dollari. JPMorganChase aveva consentito a Gucci di rintracciare 530.000 dollari trasferiti in Cina da un’azienda statunitense tramite Bank of China. Quest’ultima congelò transazioni per 890.000 dollari, ma si rifiutò di fornire informazioni nel rispetto delle leggi cinesi sulla privacy (pt)
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