Contraffazione, in Cina storica condanna per un fake retailer: dovrà risarcire Alibaba. Ma il lusso (per ora) non c’entra

La sentenza è storica, pur non coinvolgendo il lusso, la pelle, le borse, le scarpe. Però rappresenta il primo risultato “positivo” nella lotta intrapresa dal gruppo e-commerce cinese Alibaba contro chi vende prodotti fake sulle sue piattaforme digitali. Una Corte di Shanghai ha, infatti, condannato un certo Yao Ying a versare entro 10 giorni 120.000 yuan (15.500 euro) a Taobao (500 milioni di utenti registrati) per aver venduto cibo per gatti Royal Canin contraffatto. Yao è stato arrestato lo scorso dicembre. Alibaba aveva chiesto un risarcimento di ben 2,87 milioni di yuan (371.500 mila euro) per danno d’immagine e la presentazione di pubbliche scuse. Il gruppo Alibaba si dice soddisfatto di questo risultato e Jack Ma, fondatore del colosso cinese, ha ricordato che per ogni articolo fake venduto e scoperto sulle proprie piattaforme web, ben 5 clienti si allontanano per sempre. Alibaba spende ogni anno circa un miliardo di yuan (129,5 milioni di euro) per impiegare uno special team di 2.000 persone che hanno il compito di scovare i prodotti fake su Taobao e Tmall. Nel 2016, 880 persone sono state intercettate e denunciate perché vendevano questo tipo di articoli sui due siti. Resta ora da capire se questa prima condanna sarà l’inizio di una più dura campagna contro il falso. Per il momento, come dimostrano i recenti casi di Gucci e LV, per i brand del lusso la mossa più sicura e “fare da sé” aprendo un proprio spazio e-commerce sui sempre più influenti social network cinesi.

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