“Eccessiva”. “Sproporzionata”. “Indecente”. Così, gli avvocati della difesa, hanno definito la richiesta di risarcimento per danni morali e commerciali presentata dai legali di Hermès. Valore: circa 2 milioni di euro. La quantificazione del danno è giunta al termine del processo che ha visto alla sbarra un gruppo di ex dipendenti della griffe. Accusa: produzione e vendita di Birkin false. Il verdetto è previsto per il 24 settembre 2020.
Tutte le pene richieste
Venerdì 26 giugno 2020 si è concluso il processo che vedeva imputate 10 persone, tra cui 7 ex dipendenti di Hermès. Tutte erano accusate di aver prodotto e venduto alcune decine di Birkin tra il 2013 e 2014. Durante il procedimento gli imputati hanno ammesso gran parte delle accuse e si sono pentiti. Il Pubblico Ministero ha chiesto pene detentive fino a 4 anni di reclusione, 200.000 euro di multa e un mandato di arresto per un uomo residente in Vietnam. In altre parole, sarebbe lui il promotore e organizzatore di questa filiera del falso. Tra l’altro, era l’unico assente al processo. Per un altro accusato il PM ha chiesto 3 anni, nonché una multa di 100.000 euro. Infine, per una donna sospettata di aver commercializzato le borse sono stati richiesti 30 mesi di carcere e una multa di 100.000 euro. Pene inferiori sono state chieste per gli altri componenti della banda.
2 milioni di euro
I legali di Hermès hanno chiesto, complessivamente, circa 2 milioni di euro per danni morali e commerciali. Una richiesta che ha indignato alcuni avvocati difensori che l’hanno apostrofata come “eccessiva“, “sproporzionata“, “indecente“. Alcuni legali della difesa hanno chiesto l’assoluzione dei loro clienti, contestando in particolare il concetto con cui è stato applicato il copyright alla borsa Birkin. (mv)
Immagine tratta da capital.fr
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