In Cina, l’amministrazione delle Dogane ha diffuso un documento riepilogativo (al 30 ottobre) relativo alle violazioni dell’originalità delle merci riscontrate nel commercio con gli Stati Uniti. I casi sono stati 1.560 e la loro scoperta è stata possibile, dicono a Pechino, alla collaborazione tra le Amministrazioni Pubbliche dei due Paesi. Fra i sequestri più significativi, quello effettuato negli USA è relativo a una “fornitura” di Nike contraffatte del valore di circa 150.000 dollari, al quale avrebbe collaborato “in modo fattivo e totale”, il colosso digitale Alibaba, la cui piattaforma TaoBao possiede, in particolare a Washington, la reputazione di “paradiso dei falsi”. Il sequestro più corposo, invece, riguarda un lotto di prodotti Vuitton, Rolex, Gucci e Cartier che, se venduti come autentici, avrebbero generato 3 milioni di dollari. Negli USA, questa collaborazione è vista come un primo segnale delle rinnovate intenzioni del Ministero del Commercio di Pechino, che a settembre ha affermato di voler “adottare tutte le misure del caso” per rispondere al memorandum firmato dal presidente Donald Trump il mese precedente. In esso, si autorizzava l’indagine sui “furti” di proprietà intellettuali americane che “forniscono indebito vantaggio alla Cina nel costruirsi una dominante presenza globale”. (pt)
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