Il “boss dei panini” e altre storie di cause (durate anni)

Il “boss dei panini” e altre storie di cause (durate anni)

L’ultimo caso è durato 19 anni. “Il boss dei panini”, un chioschetto mobile di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), voleva registrare il suo marchio. La casa di moda Hugo Boss glielo impediva. Chi l’ha spuntata? Davide, ossia Il boss dei panini. Cause di questo tipo sono sempre più frequenti, perché le aziende hanno capito che proteggere la proprietà intellettuale (PI) fa bene al business. Nel numero di marzo del mensile La Conceria (dal titolo “Indovina chi”) abbiamo affrontato l’argomento con i due massimi esperti del settore.

Da Caserta alla Germania

La battaglia sul nome “boss” è iniziata nel 2006. “Il boss dei panini” aveva ricevuto il via libera per la registrazione del marchio. Ma poi Hugo Boss si era messo di traverso: nel 2023 la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del brand tedesco. Perché, a detta dei giudici, non vale il fatto che “boss” sia un termine di uso comune: non escludeva il rischio di confusione o di agganciamento tra Hugo Boss e “Il boss dei panini”. È Il Sole 24 Ore a ricostruire la vicenda. La Cassazione aveva lasciato uno spiraglio aperto, chiamando in causa la Commissione dei ricorsi contro i provvedimenti dell’Ufficio italiano brevetti e marchi (UIBM). Che ha ravvisato come il termine boss, circoscritto e dall’articolo determinativo e dall’espressione “dei panini”, poco c’entri col marchio patronimico Hugo Boss.

 

 

Mica è l’unica causa annosa

Nel numero di marzo de La Conceria, dicevamo, abbiamo consultato l’avvocato Cesare Galli, fondatore e attuale direttore dello studio IPlawGalli e titolare della cattedra di Diritto industriale nell’Università degli Studi di Parma. E l’avvocato Giovanni Guglielmetti, partner dello studio legale Bonelli Erede Lombardi Pappalardo e professore ordinario presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Ci hanno raccontato come le cause per la difesa della proprietà intellettuale siano in aumento. Soprattutto perché sono i grandi marchi ad aver potenziato l’attività di brand protection. La PI non è più solo uno strumento di protezione dell’innovazione, ma è una leva per creare valore. Secondo uno studio dell’Ufficio europeo dei brevetti e dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale citato dal Sole 24 Ore, le aziende con diritti di PI generano quasi il 24% in più di ricavi per dipendente rispetto a quelle che non ne hanno.

Che cosa trovate sul nostro mensile

Nel mensile i due esperti coinvolti danno consigli su come muoversi in questo campo soprattutto alle PMI. Ci aiutano a dirimere qualche dubbio sul perché, ad esempio, la suola rossa di Louboutin viene considerata un elemento distintivo e la forma dei sandali Birkenstock no. E del perché le cause per la difesa della PI che arrivano davanti al giudice sono solo “la punta dell’iceberg” delle controversie. (mv)

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