L’orientamento della giurisdizione cinese sembra stia cambiando nei confronti della contraffazione. La Suprema Corte del Popolo della Cina, l’equivalente della nostra Cassazione, ha emesso una sentenza che molti hanno definito (come molte altre, recenti) “storica” perché ha riconosciuto che l’imitazione del logo di Zegna da parte della società cinese Yves Zegnoa rappresenta una violazione del diritto di proprietà intellettuale. Così si è chiuso un caso che durava da 5 anni. Il verdetto ha ribaltato le precedenti sentenze che, invece, non avevano giudicato scorrette le pratiche dell’operatore cinese. “L’Alta Corte cinese – si legge in un comunicato diffuso da Zegna – ha punito la malafede dell’operatore locale, entrando nel merito degli strumenti di comunicazione utilizzati che, ad esempio, enfatizzavano graficamente solo la parte finale del logo, ovvero Zegnoa, determinando un sounding molto simile all’originale”. Sul quotidiano La Stampa Gildo Zegna, ceo del gruppo Ermenegildo Zegna, ha dichiarato: “La sentenza rappresenta la conferma della positiva evoluzione della giurisprudenza cinese a tutela della concorrenza. Un’evoluzione in direzione di un mercato sempre più equo e senza discriminazioni, regolato nell’interesse di tutti gli operatori nazionali e internazionali presenti sul territorio cinese”. Nei giorni scorsi, Dunhill, aveva vinto una causa simile contro il brand cinese Danhuoli.