Il 39% del PIL europeo proviene dai settori economici dove la proprietà intellettuale rappresenta il valore aggiunto del prodotto, ambito nel quale trova impiego il 26% della forza lavoro comunitaria. Eppure, entro i confini dell’UE entrano ogni anno beni contraffatti per un giro d’affari di 85 miliardi di euro, che causano alle casse dei Paesi membri un danno per 14,3 miliardi di euro di tasse inevase e di 800.000 posti di lavoro persi. Sul podio dei Paesi più danneggiati dalla contraffazione l’Italia è prima, seguita da Francia e Germania. È l’allarme lanciato dal Comitato Economico e Sociale (CESE) dell’Unione Europea, che ora invoca l’uniformazione delle leggi dei singoli stati membri, nella cui diversità trovano invece terreno fertile le organizzazioni criminali, e un piano d’azione fino al 2021. Ce n’è bisogno, perché proprio a distanza di pochi giorni dalla pubblicazione del report la Guardia di Finanza di Bari ha bloccato due partite di calzature fake, per un totale complessivo di 14.000 scarpe, in arrivo dalla Grecia e dirette a un’azienda di Macerata.
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