Cronaca di una causa annunciata. A fine dicembre 2024 è andata sold out la Wirkin di Walmart, cioè la versione low cost (e low quality ovviamente) dell’esclusiva Birkin bag di Hermès. A trainare il successo dell’insegna statunitense della grande distribuzione è stata la pubblicità organica generata dai tanti video di Tik Tok. Qui gli utenti riprendevano unboxing e abbinamenti di look diventati virali della “Wirkin”. Cosa c’è di nuovo? È l’ennesimo caso di imitazione del celebre modello di borsa, ormai diventato uno status symbol, all’assai popolare prezzo di 78 dollari. Un “dupe” così smaccatamente falso da risultare più uno scherzo all’immaginario del lusso, che un vero e proprio tentativo di duplicazione. Chissà se anche questa volta, come fatto in altri casi in passato, Hermès insorgerà impugnando una denuncia per violazione del copyright.
La Wirkin di Walmart
Per il momento la maison francese non risulta che sia intervenuta in difesa dei suoi prodotti, anche se la somiglianza per molti è un brutale “copia e incolla” di una Birkin originale, accessorio di lusso che arriva a costare anche decine di migliaia di euro. La borsa a marchio BESTSPR, venduta da Walmart, è molto simile nella forma a quella di Hermès, ma è in una tela sintetica a imitazione della pelle che di lussuoso ha poco. Le premesse perché la casa di moda francese intervenga per vie legali ci sono tutte. Hermès, tra l’altro, non ha mai dimostrato di essere molto accondiscendente di fronte a chi rischia di ledere la sua immagine.
Birkin e Kelly in tribunale
Sono numerose le battaglie legali intraprese in difesa dei prodotti Hermès. I precedenti, anche solo in tempi recenti, non sono pochi. Nel 2023 la maison ha vinto la causa contro Mason Rotshild, l’artista digitale che nel 2021 aveva lanciato le “Metabirkins”, in pratica una copia NFT (non autorizzata) delle celebri borse. Gli accessori esistevano solo nel Metaverso ma violavano comunque la proprietà intellettuale del brand. Altra disputa in tribunale vinta dalla griffe, nel 2024, è stata quella contro l’azienda fiorentina di borse Buti, rea di aver prodotto modelli “troppo simili” a Birkin e Kelly bag. Il contenzioso giudiziario è durato diversi anni – tre gradi di giudizio e un rinvio alla Corte d’Appello – ma alla fine ha dato ragione alla griffe e obbligato Buti a pagare 500 euro per ogni borsa “copiata” e venduta. (mvg)
Leggi anche: